GRU GRU 15 Ottobre 2021 – Pubblicato in: haiku
Cammino, e mentre cammino a un tratto sento “gru gru”.
Mi fermo.
Gru gru
Mi guardo di fianco, niente.
Sopra di me, nulla. Dietro di me, neppure.
Pazienza. Riprendo a camminare.
Gru gru (dietro di me, in lontananza)
Torno indietro.
“La curiosità” penso “va alimentata. Ci rende umani.”
Gru gru
Di fianco, sopra, dietro. Niente.
“Allora in basso!”
Mi chino. Ginocchia a terra.
Prendo il cellulare e accendo la torcia (era notte, non l’ho detto).
Gru Gru
Un piccione sotto ad una Punto blu, rannicchiato come un petto di pollo.
Ha un’ala rotta, si vede.
“E ora?”
Gru gru
“Mi tocca prenderlo.”
L’idea non mi alletta, lo ammetto.
Anzi, mi schifa proprio.
Gru gru
“La pietà” penso “va alimentata. Ci rende animali.”
Prendo un fazzoletto dalla tasca e poggio la torcia a terra.
Il piccione ha paura, si vede, eppure quasi mi commuovo vedendo come mi si concede; come si fa raggiungere, prendere e avvolgere dalle mie mani indelicate.
Gru gru
«Ciao bella.»
È una femminuccia, si vede.
“E ora? Che faccio?”
Io i numeri di emergenza non li ho mai imparati e non so manco se questa sia un’emergenza. L’altro giorno la mia ragazza ha starnutito e io ho chiamato il 911 (la storia è ambientata in Italia, non l’ho detto.)
Gru Gru
Panico: notte, solo, piccione in mano, cellulare a terra, senso di inadeguatezza e di immaturità.
Reagisco: piccione a terra, cellulare in mano, Google, taxi, chiamata.
«Sono qua, devo andare là, faccia presto.»
Mentre aspetto, giro su me stesso come un pesce nella boccia, poi ecco i fari del taxi che rompono la notte.
Gru gru
Mezz’ora di viaggio col piccione in mano. È bellissima. Le accarezzo la testa per tranquillizzarla. Arriviamo. Tariffa notturna: 50€
«Sto facendo un atto di bene, mi può venire incontro?»
«Se vuole far del bene mi dia la mancia.»
Pago. Scendo. Vado. Entro.
Una giovane veterinaria mi accoglie.
«L’ho trovata sotto a una macchina. Ha un’ala rotta.»
Gru gru
Consegno Pia (l’ho chiamata così, non l’ho detto) alla ragazza che poi sparisce dietro una porta.
«Ciao bella…»
Mi siedo in sala d’attesa.
Panico: notte, solo, Pia sotto ai ferri, cellulare in mano, senso di tristezza e di inevitabilità.
Nessun gru gru
La veterinaria esce. Mi alzo e le corro incontro.
«Ce la farà?»
«Noi i piccioni li sopprimiamo e li diamo come cibo ai rettili.»
Nessun gru gru
«Posso almeno dormire qua? Non ho i soldi per tornare indietro. Prendo il bus domattina.»
Lei alza il pollice.
Nessun gru gru
Prima di prendere sonno, appollaiato su quelle seggioline scomode, scrollo il cellulare e mi imbatto nella storia del dottor Limpapattanawanich, un veterinario del Sai Rak Animal Hospital, in Thailandia, a cui una volta un uomo ha portato uno scarafaggio ferito trovato a bordo di una strada.
E lui ha accettato di curarlo (è una storia vera, non l’ho detto)[1].
“Uno scarafaggio” penso “a me avrebbe fatto schifo prenderlo”.
Ma poi penso che ogni anno il numero di insetti che volano, si arrampicano e strisciano diminuisce così tanto che tra trent’anni si dimezzeranno[2]. Penso che spariscono a migliaia alla volta a causa della deforestazione, del cambiamento climatico, dell’industrializzazione dell’agricoltura e dell’inquinamento luminoso. Penso che sono contento che in estate mi pungeranno meno zanzare ma penso anche che sono fondamentali per l’impollinazione e soprattutto stanno alla base della catena alimentare.
“Pia mangia insetti. Pia mi faceva schifo.”
Nel mio piccolo, sono anche io un piccolo dottor Limpapattanawanich. Ci ho provato perlomeno, e questo mi rincuora; mi da fiducia nell’uomo, negli animali e in me, che ora sono un po’ meno immaturo e ho imparato almeno il numero – e le tariffe – dei taxi.
Eppure, nessun gru gru
1 Comment
Luisa Ottobre 15, 2021 - 19:39
Racconto di una delicatezza indefinibile.