GLI SQUALI AMANO IL JAZZ 14 Luglio 2022 – Pubblicato in: haiku

La puntina del grammofono corre lungo il solco del disco in gommalacca. Lo stilo ne coglie le vibrazioni e le trasmette al fonorivelatore montato sul braccio di lettura che poi passa tutto quell’indistinto tremolio al trombone in rame. Ed è magia: Mood Indigo di Ellington si diffonde, satura l’ambiente, accarezza gli anemoni e avvolge Pasquale che se ne sta lì, girando in cerchio, con una pipa stretta tra le cinque fila di denti e le membrane nittitanti serrate sopra alle pupille. La musica del Duca sgorga, dipinge mondi e sensazioni inafferrabili e stimola le cellule nervose delle macule dell’orecchio interno di Pasquale.
Ah! Come gli piace il jazz!
Dopo una giornata intera a vagare lungo il fondale alla ricerca di cibo, tornare a casa ad ascoltare un paio di dischi è quel che preferisce per far riposar la pinna caudale e staccare col cervello dal lavoro.

È esattamente questo quel che ho immaginato leggendo il titolo “Gli squali amano il jazz”. Leggere l’articolo però è stato deludente.
Ve lo riassumo: non gli piace il jazz, maledizione! Vogliono solo riempirsi la pancia senza sforzo!
Un team di ricercatori dell’Università di Macquarie, Sydney, ha infatti insegnato ad alcuni giovani esemplari di squalo ad avvicinarsi quando sentivano la musica jazz, dando loro del cibo.
Insomma, il banale meccanismo fischio-biscotto utilizzato con il cane.
Tutto è iniziato poiché, dal momento che i turisti in barca lanciano spesso cibo in mare, gli squali hanno imparato ad associare il rumore dei motori al cibo. I ricercatori altro non hanno fatto che sostituire quel rumore con la musica jazz. La cosa interessante è però che, quando i cervelloni della Macquarie University hanno sostituito il jazz con la musica classica, gli squali si sono comportati diversamente, si sono confusi, e non sono andati dritti sparati verso la fonte di cibo come al solito. Questo atteggiamento potrebbe perciò essere indice del fatto che gli squali siano in grado di differenziare gli stimoli musicali e associare un particolare ritmo a un determinato ‘premio culinario’.
L’esperimento risulta assai importante e utile perché suscita inevitabilmente in ciascuno di noi una serie di domande profonde ed esistenziali: esiste specie, località, ecosistema o comportamento animale che l’uomo non abbia stravolto per il proprio diletto o per noncuranza? È vero che gli squali non dormono mai? Ma soprattutto, perché diavolo non ho fatto il ricercatore?
Dimenticavo, quando non sai cos’è, allora è jazz.



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