Rigenerare il legno per illuminare le forme 30 Agosto 2022 – Pubblicato in: imperfezioni

Nel corso della vita di ogni persona possono accadere eventi e situazioni tali da cambiare le singole prosepettive. A volte capita di dover ricominciare tutto da zero, mentre – in altre occasioni – c’è chi riesce a sfruttare le sue conoscenze per ripartire dal proprio bagaglio di vita.

Chi crede in sé stesso e nelle proprie capacità, può arrivare a raggiungere obiettivi impensabili e – letteralmente – a dar vita alle forme, illuminandole.

Un po’ è questo l’obiettivo di Legnointesta, il progetto creativo che racchiude l’insieme tra studio, fantasia, visione, perseveranza e passione; sfociato – poi – nell’apertura di un laboratorio artigianale che si occupa della realizzazione di corpi di illuminazione in legno.

Legnointesta: cos’è?

Paolo Zippari è l’ideatore di Legnointesta. Ha aperto questa attività a Nardo, in provincia di Lecce, raccontando la sua interessante esperienza di vita, oltre al perché sia arrivato a realizzare le sue splendide creature.

“Ho iniziato nel 2014 – afferma l’artigiano – Sono un dottore forestale, ed avevo appena terminato il rapporto di lavoro che mi ha portato a vivere nel Salento”.

“Sono barese d’origine, ma ho vissuto un po’ di tempo al nord” specifica Paolo.

“Durante le mie passeggiate lungo la splendida costa delle marine, portavo a casa i legnetti che trovavo. – Prosegue –  A quel tempo, nella mia casa in campagna l’arredamento non era completo, mancava una nuova illuminazione. Così, ho pensato di crearla io. Dopo aver conosciuto il mio attuale consulente di illuminazione, sono nate le prime lampade”. 

“Sono serviti diversi mesi di studio per capire come procedere. Ho analizzato la composizione dei legni, cercando di comprendere come fosse possibile tirare fuori la storia che ognuno portava dentro di sé”. 

“Poi ho sviluppato le lavorazioni, volte al recupero del legno che rischiava di marcire completamente dopo il  contatto con l’acqua. Per eseguirle sono servite attrezzature particolari, come specifici trapani”.

“Ho portato avanti quella pratica che nei termini tecnici si chiama dendrochirurgia, mettendo – così – a frutto la mia preparazione tecnica” dice l’ideatore dell’attività.

“Successivamente mi sono affidato a degli artigiani dei paesi limitrofi per progettare la base di ogni lampada. Ognuno dei lavoratori – attualmente – continua a donare una parte del suo trascorso nei prodotti che realizziamo.”

“Mi reputo agli inizi del percorso. – dichiara l’artigiano – Secondo me bisogna sempre procedere in avanti con l’obiettivo di migliorare”.

“Cerco sempre di far alzare la qualità dei prodotti: in una fase del progetto, per esempio, sono stato diversi mesi a pensare a come far scomparire il filo elettrico, perché a volte esso appariva come un elemento di disturbo. C’è l’ho fatta! Sono riuscito a creare un sistema innovativo che prevede l’inserimento del cavetto all’interno del legno! Devo confessare che è bello osservare la gente intenta nel chiedersi come sia possibile” confida.

“Ultimamente sto collaborando con l’Università di Bari, sezione di Taranto, per la facoltà di Biologia Marina.  Stiamo portando avanti un’analisi sui legni per capire la loro provenienza. – Conclude – Vorrei proseguire con tutte queste attività, verso l’innovazione insomma”.

Le forme, la vita

Parlando con Paolo è facile intuire che ogni corpo illuminante creato sia come un figlio. In verità, ognuno di essi ha più “genitori minori”: sono tutti gli altrigiani che – in misura diversa – collaborano con l’ideatore di Legnointesta nella realizzazione degli oggetti.

I professionisti in questione, infatti, hanno la possibilità di siglare le parti di lavorazione di loro competenza. Ciascuna illuminazione possiede, dunque, anche una porzione della loro anima.

Propio come fossero delle opere d’arte, le creazioni del laboratorio sono dei pezzi unici che arrivano ad assumere un’essenza specifica e distinta. Ogni pezzo è da ammirare, e coniuga alcuni fattori puramente estetici: eleganza, stile e ricercatezza. Ma non solo.

Ci sono altri elementi empatici che associano i lavori di Legnointesta al concetto di “arte contemporanea”. Quest’ultima, del resto, può essere intesa anche come una commistione tra “scultura” – scavatura della materia – architettura del design, e sopratutto “la visione della forma dell’oggetto ancor prima che esista”. Allora si, è possibile affermare che questa sia (anche) arte.



« GRAZIE, BIRRA.
GLI SQUALI AMANO IL JAZZ »