Chi ha rubato la banana? E altre storie di opere d’arte commestibili 14 Giugno 2023 – Pubblicato in: imperfezioni

Maurizio Cattelan, Comedian, 2019

Recentemente ti sarà certamente capitato di leggere di uno studente di Seul affamato. Talmente affamato da aver mangiato un’opera d’arte. Pazzia? Rischio calcolato? Questo non saprei dirlo con certezza, ma questa storia conferma che la colazione è il pasto più importante della giornata.

Veniamo ai fatti 

Noh Huyn-soo, il protagonista della vicenda, ha mangiato Comedian, la celebre banana da esposizione dell’artista Maurizio Cattelan (qui il video). Sì, proprio quella attaccata al muro con del nastro adesivo grigio, ormai tanto famosa da avere una pagina Instagram piena di parodie e progetti di real time marketing molto divertenti. 

Il fatto è accaduto al Leeum Museum of Art dove attualmente è in corso la mostra “WE”, retrospettiva sulla produzione dell’artista. Se il gesto ti suona anche solo familiare, hai ragione: già un altro artista affamato aveva mangiato la celebre banana, ma questa volta nel 2019 quando l’opera era stata esposta nella galleria Perrotin ad Art Basel di Miami Beach: David Datura.

Saltare la colazione

La domanda mi sorge spontanea: perché le persone non mangiano prima di vistare mostre e gallerie? Noh Huyn-soo ha dichiarato letteralmente di non aver fatto colazione, mentre il titolo del video-performance di Datura è – guarda caso – Hungry Artist

Ora, va bene che non c’è due senza tre, ma due volte sono già tante. E se fosse la banana, in realtà, a offrirsi? Se nell’opera d’arte stessa, ci fosse la possibilità di essere consumata? Dopotutto non dobbiamo trascurare il fatto che l’opera sia stata realizzata da Maurizio Cattelan, artista controverso, ambiguo, provocatorio, divertente, ironico, scherzoso, sfacciato. Lo stesso che ha trasformato una banana in un’opera d’arte da esposizione, che è stata acquistata ad Art Basel per 120mila dollari (che comunque non giustifica il cugino di turno a dire «potevo farlo anche io»).

C’è anche da dire che è facilmente intuibile il fatto che la vera chiave di lettura sia insita nell’idea, più che nel frutto in sé – soggetto naturalmente a decomposizione e quindi a sostituzione durante la mostra. Allora che valore assume la banana appesa? Forse un valore relazionale, che si attiva a partire dalla presenza del fruitore, di qualcuno che potrebbe reagire. Forse un valore interrogativo, che richiede una riflessione sulle possibilità dell’arte di essere tale e sul valore sociale, economico e culturale che le si attribuisce. Ma questo è un quesito vecchio come il mondo, o quanto meno vecchio quanto l’arte che è stata prodotta dal Novecento in poi. 

Arte e cibo, qualche esempio

Ci sono molte opere d’arte realizzate con il cibo o che al cibo fanno riferimento. Le nature morte, per esempio, rappresentano un intero genere, ricco di dipinti e fotografie. Ci sono, poi, le Rose nell’insalata di Munari (a cui è bello ispirarsi), ricavate da ortaggi tagliati a metà e usati come timbri. C’è la Scultura che mangia di Giovanni Anselmo, esponente dell’Arte Povera, dove dell’insalata viene agganciata ad un pilastro di granito in equilibrio precario: se non viene sostituita l’architettura crolla. 

Giovanni Anselmo, Senza titolo (Scultura che mangia), 1968 | Fonte: artribune.com

Tra i miei esempi preferiti c’è sicuramente la serie degli anni Settanta delle Chewing Poems – poesie da masticare dell’artista verbo-visuale Lamberto Pignotti. Si tratta di opere d’arte sinestetiche, che si offrono come cibo per l’anima (il famosissimo cibo per l’anima). 

Io me lo immagino un po’ così: tu mastichi la gomma e impari tutto Shakespeare a memoria. Questo ti permette non solo di andare bene all’esame di letteratura inglese, ma anche di appropriarti dei suoi versi d’amore in caso di stretta necessità.  

Lamberto Pignotti, Chewing poem | Fonte: ArsValue.com

Dicevamo – l’incursione e il coinvolgimento del fruitore nell’opera d’arte genera sempre nuove prospettive. A volte viene fuori qualcosa inaspettato, a volte contribuisce al senso dell’opera stessa. È il caso di Untitled (Portrait of Ross in L.A.) di González-Torres che ha eretto un monumento di caramelle in memoria del compagno, venuto a mancare a causa dell’AIDS. L’idea è stata quella di partire da un cumulo di 80 kg, dal quale ogni visitatore poteva prendere e mangiare una caramella. Consumare il cumulo, interagendo con l’opera d’arte, significava ricostruire, metaforicamente, la lenta progressione della malattia che ha consumato il compagno. 

Felix González-Torres, Untitled (Portrait of Ross in L.A.), 1991 | Fonte: https://www.felixgonzalez-torresfoundation.org/

Siamo alla frutta

Qualche, ultima, riflessione. Noh Huyn-soo, dopo aver mangiato la banana, ha detto: «Danneggiare un’opera d’arte può rivelarsi un’opera d’arte, ho trovato questo concetto divertente».

Credo che questa vicenda possa avere delle consonanze con ciò che nel marketing si chiama “principio di scarsità”, ovvero l’idea che, quando un oggetto diventa raro o unico nel suo genere, il valore percepito aumenta. Non possiamo sapere se Cattelan avesse previsto tutto, certo è che entrambe le performance – quella a Seul e quella a Miami – non hanno fatto che accrescere la fama della sua opera, rendendola unica e con ben due storie divertenti da raccontare.



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