Elogio dell’inutilità nella società della performance 19 Luglio 2023 – Pubblicato in: imperfezioni
A che serve un elogio dell’inutilità?
Posso spiegare.
Dopotutto, è ciò che ti aspetti che io faccia. Ed è proprio questo il punto.
In principio era il verbo. Il verbo di un buon libro, s’intende. Uno di quelli che sai che ti piacerà, che ti stimolerà, che farà nascere in te delle domande interessanti. Sì, un buon libro insomma. Ma anche uno di quelli che per qualche ragione lasci che finisca fuori dal tuo sguardo, per quella stessa convinzione per cui siamo la media delle 5 persone che frequentiamo e 3 di queste sono invidiabili procrastinatrici.
Poi però arriva il giorno in cui ti ricordi di quel libro. Lo stesso in cui non ti ricordi dove lo hai messo. Ma poi spunta fuori, come qualunque cosa mai veramente dimenticata.
Sto parlando di Macchine dell’artista e designer Bruno Munari (1907-1998): una raccolta di progetti in cui vengono descritti la costruzione e il funzionamento di aggeggi inutili. Sì: inutili, fini a se stessi, belli e non funzionali, per scelta. O meglio, potenzialmente sono validi, ma si tratta di un’utilità esasperata, bizzarra, comica.
Queste sue creazioni umoristiche mi ricordano un po’ una scena del Dittatore dello Stato Libero di Bananas (1971) di Woody Allen, quella in cui il protagonista (interpretato dallo stesso regista) – che per lavoro fa il collaudatore di macchine ideate per migliorare la vita e la produttività di chi le acquista – ne testa una. In questo caso si tratta di un macchinario pensato per permettere ai dirigenti aziendali di fare sport e contemporaneamente di mandare avanti il business: il Dirigen Ginnico.
Ed è proprio di estrema produttività che voglio parlare. Non è una novità: siamo sommersǝ da narrazioni di successo, siamo consumatǝ dalla necessità di dover raggiungere standard sociali precisi, abitiamo un mondo dove tutto è performance. Stiamo diventando (o lo siamo già diventati?) come quei dirigenti aziendali che fanno sport e contemporaneamente mandano avanti il loro business, quelli per cui hanno inventato il Dirigen Ginnico.
Infatti, ormai, «la società della performance è diventata una vera e propria grammatica della mente, che sta lentamente colonizzando ogni abitante del mondo», come scrivono Maura Gancitano e Andrea Colamedici proprio in un libro dal titolo La società della performance. Come uscire dalla caverna (un altro bel saggio da recuperare, se ancora non lo hai letto!).
Scappare non serve, nascondersi neanche. E allora cosa possiamo fare?
Possiamo progettare macchine inutili.
Ovvero: possiamo allenare la nostra creatività in maniera libera, lontana da logiche commerciali, spinte produttive e perimetri performativi. Così non sarà più una questione di risultato ma sarà una questione di processo.
Lo stesso Munari dice di aver iniziato a disegnare le macchine umoristiche durante il periodo studentesco, al puro scopo di far ridere gli amici. Prendiamo, per esempio, Agitatori di coda per cani pigri che tramite un complesso sistema di piccioni viaggiatori e modellini di Tour Eiffel, permette di far scodinzolare anche il cane più stanco. Bello, no?
Qualcunǝ probabilmente, però, si ricorderà di anche di altre (e più famose n.d.r.) macchine inutili, quelle che appartengono all’ambito più strettamente artistico. Si tratta di composizioni astratte e fluttuanti, realizzate a partire dagli anni Trenta con materiali leggeri. Ma perché anche queste sono inutili? Ce lo dice lui in un articolo per La Lettura: «inutili perché non fabbricano, non eliminano manodopera, non fanno economizzare tempo e denaro, non producono niente di commerciabile. […] Oggetti da guardare come si guarda un complesso mobile di nubi dopo essere stati sette ore nell’interno di un’officina di macchine utili».
E perché non elogiare proprio questa inutilità, oggi? Perché non riappropriarci della possibilità di far nascere qualcosa di imperfetto, che potrebbe non funzionare, ma che alimenta la nostra più sincera attitudine alla creatività? Perché non divertirci e basta?
Adesso, se mi scusate, vado a creare qualcosa di veramente inutile.