L’arte di Greta 2 Aprile 2022 – Pubblicato in: imperfezioni

Si può cercare una correlazione tra arte e sindrome autistica, nel senso che menti speciali possono osservare la realtà in un modo differente. Non a caso, negli ultimi anni, ha trovato spazio una figura carismatica come Greta Thunberg. Ecco cosa voglio dire:

Immagine ad uso gratuito di Pexels.com (Autrice: Foto di Polinach)

Negli ultimi anni la figura di Greta Thunberg ha destato grande interesse sui media nazionali ed internazionali. Talvolta è stata (probabilmente) sfruttata, mentre in altre occasioni è riuscita davvero a far passare dei messaggi importanti, mediante l’utilizzo di una comunicazione fresca, efficace e diretta. 

Nella descrizione della giovane attivista, giornalisti – blogger – opinionisti hanno sempre messo in evidenza il fatto che la stessa fosse affetta dalla sindrome di Asperger, che – senza  semplificare – è una declinazione dei sintomi autistici. 

Immagine ad uso gratuito di Pexels.com (Autore: Markus Spikse)

In foto: cartello in una manifestazione del 2019, in seguito al movimento ideato da Greta Thunberg

A suo modo Greta può essere definita come un’artista, perché possiede una visione critica del mondo passato, vive con sentimento ciò che fa, ma soprattutto comunica il suo pensiero proponendo un modello alternativo di vedere le cose

Nel 2019, in una convention davanti ai rappresentanti dell’Onu, la giovane svedese finì su tutti i giornali e telegiornali del mondo per aver accusato le vecchie generazioni di adulti di aver causato i problemi ambientali a cui il mondo sta andando incontro. Quella conversazione, vista a quasi tre anni di distanza, sembra avvicinarsi sempre più ad una performance di Marina Abramovic. 

Ormai da tempo l’attivismo e l’arte si incrociano indissolubilmente. Spesso, “fare gli artisti” vuol dire semplicemente offrire una propria interpretazione della realtà mutabile nel corso degli eventi. 

Non a caso, il noto writer Banksy – la cui vera identità non si conosce – nel 2018 ha ideato un meccanismo di autodistruzione in pubblico di una sua opera; Ricreando – così – una performance artistica, ha espresso – allo stesso modo degli attivisti – alcuni messaggi, tra cui il concetto di “evanescenza del materialismo”. 

Quello che, in primo luogo, distingue Greta dagli altri artisti-attivisti citati è sicuramente l’età. In un mondo che corre sempre di più e in cui ci si ferma poco a riflettere, è – oggettivamente – complicato trovarsi di fronte a giovani menti che interpretano ruoli come il suo. Secondo numerosi osservatori le qualità a lei ascritte sono da ricondurre per buona parte anche alla sindrome di cui è affetta. 

Quindi, la domanda che ci si pone è la seguente: Greta avrebbe potuto raggiungere questo grado di notorietà se non avesse avuto una visione così polarizzata della realtà? Non si potrà mai avere una risposta ben definita in merito, ma comunque – di seguito – vengono presentati alcuni elementi utili per valutare come l’arte, nella sua concezione più ampia, sia espressione di unicità. 


La connessione tra arte e autismo

La creazione di un ‘opera – sia essa letteraria o visiva – necessita di un pensiero che può nascere da uno studio ben definito, così come dall’ispirazione del momento. E’ impossibile definire un perimetro lineare in questo campo. 

Il concetto di “proporre una personale interpretazione del mondo” ha radici profonde ed in epoca moderna trova negli impressionisti francesi dell’Ottocento i riferimenti più noti. Essi utilizzavano tecniche en plein air in quanto, seduti all’aperto, ammiravano gli spostamenti del sole e delle nuvole e li raffiguravano su tela; Quando Monet presentò il dipinto Impressione, levar del sole (1872) al mondo artistico parigino, destò scandalo non solo perché l’opera usciva fuori dai canoni accademici, ma anche perché coglieva degli aspetti differenti a cui fino a quel momento nessuno aveva dato importanza. Ciò presuppone – ora come allora – un modo differente di vedere la realtà. 

Foto da Wikipedia: Impressione, levar del sole


Ma quindi l’arte è sconvolgimento o bellezza?

Un dilemma che a questo punto verrebbe semplice da chiedersi, anche se non è possibile per nessuno fornire una risposta esaustiva. 

L’esperta Margaret Nambung intende “il prodotto artistico come uno strumento per l’accesso ai contenuti inconsci”. Si tratta di un filone di pensiero che attenziona da tempo la psicologia di soggetti adulti e non, rapportata al mondo dell’arte. Quante volte si saranno visti dei film in cui uno/a specialista chiede ad un minore di fare un disegno o di rappresentare su un foglio la propria famiglia? Gli esperti in questi casi valutano non solo il modo in cui i piccoli interpretano i soggetti principali, ma anche gli elementi di contorno. Spesso – così – riconoscono i primi sintomi di autismo, ovvero in presenza di particolari che destabilizzano l’ordine costituito delle cose. 

La visione diversa della realtà molte volte è sinonimo di una creatività che si manifesta nella percezione di dettagli imperscrutabili, e nella messa in discussione di tutti gli aspetti della vita che si pensavano scontati. È proprio questa la caratteristica che lega le “persone speciali” alle menti degli artisti più fertili.

Altro fattore da non sottovalutare è l’arte intesa come cura. “L’importanza del processo artistico è ritenuto di per sé uno strumento terapeutico”, affermava – interrogata sul tema – la pittrice realista austriaca Edith Kramer (1916-2014). L’arteterapia è un complesso di attività che tende ad avvicinare il bambino/ragazzo affetto da autismo al mondo reale, facendogli intendere che esiste un sistema per dar sfogo al proprio carattere. In quest’ottica, il lavoro con la presenza di colori accesi, o la manipolazione di materiali – siano essi cartacei, legnosi, ruvidi ecc –  stimolano l’individualità tanto da rappresentare un’ulteriore testimonianza sulla correlazione che c’è tra arte e autismo. 


La consapevolezza

Oggi, 2 aprile, è la Giornata mondiale per la consapevolezza dell’autismo. In questa nomenclatura desta sempre grande curiosità l’inserimento del termine “consapevolezza”. Essere consapevoli vuol dire comprendere, assumere perfettamente coscienza. 

Quando nel 2007 l’Assemblea generale dell’Onu ha istituito la ricorrenza, è come se avesse voluto dire al mondo e ai suoi cittadini:  “Aprite gli occhi perché c’è una cosa che non vedete, ma esiste.” 

Il contrasto che – spesso erroneamente si pone – intercorre tra il disagio fisico e quello psicologico, manifesta una complessità comunicativa in materia:  come se le due cose siano per forza associate, ed il primo dovesse offuscare obbligatoriamente il secondo; Ammesso che quest’ultimo venga effettivamente considerato dalla “massa”. 

Tale aspetto si concilia – più ad ampio raggio – con la complessità nel percepire le necessità degli altri, avvicinarsi tra persone e diventare collettività per non rimanere (più) nel singolo. Ma non solo: significa andare oltre quello che si vede, captare delle onde invisibili ai propri occhi. Ciò presuppone delle capacità particolari in chi sta vicino ai soggetti autistici, ma anche riconoscere che chi è affetto da questa sindrome possiede delle potenzialità eccellenti. 



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