guardare e non toccare 18 Settembre 2013 – Pubblicato in: interferenze

Tette lara gomitobambino

Si sta facendo tardi, la cena è andata per le lunghe. Il più nervoso sembra essere Eddie: provo a rassicurarlo con un’occhiata, ma non funziona. Lara, la bella del paese, è seduta  proprio di fronte a me. Ad un tratto, senza dire una parola, comincia a slacciarsi la camicetta bottone dopo bottone, fino a scoprirsi il seno sinistro. Eddie se ne accorge, e non resiste neanche un attimo: subito le è addosso, e prende tra le sue labbra il capezzolo turgido.

Eddie ha cinque giorni, è un gran mangione, ed è il figlio di Lara e del mio più vecchio amico.

Spero basti questo incipit a dimostrare che il fascino erotico di una tetta può trasformarsi in pura tenerezza nel giro di una frase. Lara lo sa bene: io che la conosco per pudica posso garantire che in altri tempi non si sarebbe seduta a tavola in topless. Ma cos’è cambiato?

L’arte contemporanea ci ha insegnato che tutto dipende dal contesto. Nell’aneddotica di ogni famiglia civilizzata c’è un cugino di campagna che, portato per la prima volta in una galleria, si siede su un’installazione e ai rimproveri del sorvegliante risponde mortificato «A mi m’smiava ‘na cadrega!» [It.: «A me sembrava una sedia! »] . Il cugino non capisce che una seggiola, se messa al centro di una galleria la sera di un vernissage, non è più una seggiola. O almeno: lo è, ma ora ha un’altra funzione: e in ogni caso non ci si può sedere sopra.  Allo stesso modo, il cugino di campagna forse pensa che una tetta sia pur sempre una tetta.

Al cugino consiglierei allora di giocarsi il suo secondo giro in galleria per dare un’occhiata alle immagini del “Projeto tetas”, realizzate dalla  fotografa paulista Amanda Paluzzi in collaborazione con Brenda Nantes. Il progetto coinvolge volontari che contattano l’artista chiedendo di essere ritratti, e in Brasile sta avendo un crescente successo sia in termini di adesioni che di visite. Amanda ci ha raccontato:

Inizialmente la gente arrivava a conoscerci grazie alle condivisioni via facebook. Ora che molti siti famosi parlano del progetto, i contatti via mail aumentano. Finora ho fotografato 65 tette, ma ho una lista d’attesa di 130 volontari.  Abbiamo già partecipato a sei mostre, e prodotto gadget con le nostre immagini.

Tetas prima striscia

Dopo la visita, al cugino chiederei di spiegarmi cosa ha provato di fronte ad una tale abbondanza di seno,  magari a confronto con le emozioni regalate da certe strappone in bikini su una spiaggia di Rimini, o da uno di quei concorsi di Miss maglietta bagnata che probabilmente frequenta con entusiasmo.

Credo che le persone abbiano capito il nostro scopo, e la grande partecipazione lo testimonia. In un mondo segnato dall’idealizzazione di un fisico-modello, dall’ossessione per l’alimentazione e il sex-appeal, le persone accettano di posare con tutte le loro imperfezioni. Il nostro tentativo è quello della non-sessualizzazione del seno. Non voglio che la gente visiti il sito per vedere foto sexy e provare desiderio. In questo senso, l’intento è demistificatorio.

Possiamo dire che l’obbiettivo è raggiunto: per nessuna di queste foto né io né il cugino avremo scossoni ormonali. Ma perché? Cosa ci frena? Forse proprio l’accumularsi di corpi alternativamente femminili e maschili, perfetti e imperfetti.  Appunto, il contesto.

Cerchiamo di dimostrare che prima di tutto, si tratta di organismi. Non importa se si è maschio o femmina, giovane o anziano. Sono solo corpi, tette. Non c’è differenza.

Tetas striscia 2-horzCerto, come ci ricorda Amanda Paluzzi, qui l’assenza del viso è determinante: è la testa (e il suo contenuto) a differenziarci gli uni dagli altri. Senza, sembriamo davvero dei tranci di carne, come i poveri conigli schierati nel frigo del macellaio.

Eppure abbiamo tutti esperienza di certo cinema o di certa pubblicità che fanno dell’abbondanza di corpi vuoti di spirito la loro arma di tentazione più affilata.

Né contesto né con-testa (ah-ah-ah) spiegano fino in fondo il mistero delle tette. Ci sono in giro per le città di tutto il mondo alcune ragazze bellissime, e intere, che gridano per strada a seno nudo. Inaspettatamente però gli uomini che incontrano, generalmente poliziotti, generalmente le menano e le mettono in galera. Si tratta delle Femen, attiviste del movimento per i diritti civili nato in Ucraina e rapidamente diffusosi in altri paesi . Anna Hutsol, la fondatrice, ha spiegato che:

Nessuno ascolta delle manifestanti con degli striscioni, invece scoprendo il seno il movimento ha ottenuto l’attenzione del mondo

Le tette in questo caso sono strumento di lotta. Un mezzo di scandalo, anzichè di seduzione. femen 6-horzPuò darsi allora che la differenza tra desiderabile e non-desiderabile sia marcata dalla vulnerabilità. Donne nude contro uomini armati, busti indifesi con le braccia abbandonate, delicatissimi bimbi di cinque giorni che succhiano il latte.  Nessuno è attratto dalla debolezza. Ricordo di aver sentito uno psicologo spiegare che se un’infermierina si eccita di fronte ad un bel ragazzo svestito nella sua stanza è una cosa naturale, ma se si eccita di fronte allo stesso ragazzo nudo e privo di sensi che sta per entrare in sala operatoria, va curata.  E’ proprio che l’erotismo  e l’empatia attivano zone del cervello differenti, a quanto pare.

Se poi si vuol paragonare il fascino sensuale al fascino dell’arte, credo che anche per la sedia esposta nella galleria valga un confine di vulnerabilità. Un’opera che “smia ‘na cadrega” [It.: “Rappresenta una sedia”] si distingue dalle ”vere” cadreghe perché su queste ci si può sedere, dondolarsi, appiccicare i chewin gum masticati, e usarle finché non sono consumate.  Invece quella no: è custodita, irrovinabile, ammirabile da dietro il plexiglas dell’eterna bellezza come gli utensili antichi nelle dimore trasformate in musei, o come quella topa divina della Bianca Balti sulla copertina di Playboy.

Ai Wei Wei 1001 Chairs

Insomma: per qualche motivo siamo attratti soprattutto da ciò che è inutile. Un seno che non combatte, non testimonia e non nutre. Puramente decorativo, possibilmente sovrastato da una graziosa testa-sorvegliante che ci invita a “Guardare e non toccare”. Guardare e non toccare: è la vanità dell’arte, che dà nuovo valore ad una vecchia sedia, e rende belle le foto di tette brutte.

Prova ne è che nell’aneddotica di ogni famiglia di campagna c’è un cugino snob che quella volta, alla galleria d’arte, si è soffermato con aria compunta di fronte ad un estintore “vero”, e l’ha bollato come «pezzo molto interessante ».  Il contesto è lo stesso della seggiola, l’equivoco invertito. L’estintore sembra arte, invece è utile.

Ma forse sbaglio tutto. Forse il mio più vecchio amico stasera guarda il seno di Lara con la stessa voluttà dei primi tempi, e il cugino di campagna si è eccitato come un toro guardando le foto del Projeto Tetas. Forse io e lui abbiamo solo modi diversi di reagire agli stimoli: d’altronde, intellettuale o no, pur sempre di masturbazione si tratta.

Forse sono io il cugino snob, che si sofferma tanto su roba da niente. Quel che è certo è che non servivano 7.079 caratteri per spiegarmi come mai avere di fronte il piccolo Eddie che fa la pappa mi commuove così tanto.  Sarà  l’ istinto. Sarà la natura. Sarà l’amore.

Ma da sempre la mia tenerezza ha bisogno di troppe parole.

L'ineffabile Bianca Balti su Playboy France Per chi la aspetta da quando l’ho nominata, eccola: l’ineffabile Bianca Balti su Playboy France
Il piccolo Eddie con la sua mamma …e il tenerissimo Eddie con la sua mamma


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INFO & CREDITI

Il “Projecto Tetas” è attivo su Facebook e con un sito internet dedicato. Le sedie in mostra fanno parte dell’esposizione “1001 chairs” dell’artista cinese Ai Wei Wei, anch’essa trasformatasi in progetto artistico collettivo. Per chi non le conoscesse, o desiderasse approfondire il loro difficile rapporto con gli uomini delle Forze dell’Ordine, ecco il sito ufficiale delle Femen. Il ritratto di Lara e Eddie è di Massimo Forestello

Un grazie a:

Amanda Paluzzi, per la disponibilità a farsi intervistare e per la puntualità delle risposte Carol Rocha, per aver fatto da interprete, nonché per avermi fatto conoscere il Projeto tetas Massimo Forestello, per la foto di Lara e Eddie e poi, ovviamente, a Lara, Michael e al piccolo Edoardo. Per l’amore.



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