L’arte di correre 8 Giugno 2012 – Pubblicato in: imperfezioni

Murakami Haruki

Haruki Murakami  è a Tokio, seduto sul prato di uno stadio a godersi una partita di baseball, il giorno in cui decide di diventare scrittore. Per il momento è solo il gestore di Peter Cat, un jazz club che richiede pazienza, scrupolosità e resistenza fisica. In cambio, ha l’opportunità di incontrare una parte cospicua di umanità tanto singolare da fornire dell’ottimo materiale per i suoi romanzi futuri. La passione per la maratona nascerà con la stessa improvvisa spontaneità, e si intreccerà con la sua scrittura in maniera misteriosamente indissolubile.

 

 

Pain is inevitable. Suffering is optional.

 

Correre una maratona è un’impresa estremamente ardua e faticosa.

E il sottoporsi a questo tipo di intensa attività fisica, in cui la fatica è una realtà ineluttabile, si trasforma nella vita di uno scrittore in una strategia di sopravvivenza.

Sì. Perché la scrittura è un atto creativo che estrapola storie dal nulla, consentendo loro di reggersi su un delicato gioco di equilibri tra frasi e parole. Ma in essa si nasconde soprattutto un’invisibile insidia: la sua sostanziale tossicità.

La creatività implica l’essere in grado di affrontare sistematicamente i lati oscuri celati dalla propria emotività. Il che, per colui che scrive, si traduce spesso nell’atto di sedersi ogni giorno in solitudine, dedicando diverse ore a un lungo dialogo interiore coi propri demoni, senza rimanerne peraltro contaminato. Magari tramutandoli in forme costruite con molteplici strati di significato.

Scrivere si rivela pertanto un gesto malsano e antisociale, che deve essere eseguito con estrema abilità e circospezione. Ed è di fondamentale importanza trovare il modo di rendersi immuni alla sua pericolosità, neutralizzando quell’elemento tossico sotteso che si rivelerebbe, altrimenti, fatale.

La corsa a piedi ne è appunto il possibile antidoto.

Per Haruki Murakami correre è l’escamotage attraverso cui sfuggire al proprio corrosivo isolamento interiore e agli effetti nocivi della sedentarietà che ne deriverebbe.

Un espediente che gli consente di immergersi quotidianamente in quel mondo reale e tangibile – fatto di sofferenza fisica e di sudore, di muscoli che gemono per lo sforzo estremo imposto loro con caparbietà – che tornerà poi a descrivere nelle sue opere, arricchendolo di sfumature surreali.

L’atto meccanico della corsa, nella sua banale ripetitività, è il mezzo che conduce alla comprensione del significato di tutte le cose che, in condizioni normali, scivolerebbe via inosservato: correre per non pensare a niente, e permettere infine all’intuizione più profonda di emergere dal proprio silenzio interiore.

 

Murakami Haruki

 

Sono un essere umano imperfetto, e come scrittore ho i miei limiti. Murakami Haruki

 

E’ inevitabile, per l’autore, evidenziare le assonanze che accomunano la corsa e la scrittura: entrambe richiedono un’inconsueta determinazione, una maniacale autodisciplina e la presa di coscienza dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Le due attività, se condotte con metodo e dedizione, permettono di innescare una sorta di risonanza tra corpo e mente. Ciò che, infine, consentirà loro di plasmarsi vicendevolmente fino a cambiare completamente la propria forma. Il talento, in entrambi i casi, emergerà e sarà affinato dalla continua lotta contro se stessi.

Se la scrittura è l’obiettivo ultimo, la corsa ne diverrà il mantra.

E gli ingredienti segreti?

Un’elevata capacità di concentrazione e la necessaria perseveranza consentiranno di ottenere, sul lungo termine, dei risultati soddisfacenti.

Una motivazione interiore, uno stimolo silenzioso e personale che non prescinde da un giudizio esterno, focalizzerà l’attenzione sul fine ultimo verso cui culmineranno i propri sforzi.

L’individualità non dovrà, peraltro, costituire un ostacolo: un certo grado di originalità, di distacco dal pensiero comune, sarà la preziosa impalcatura con cui costruire personalità e stile. È in quanto si differisce dagli altri, infatti, che è possibile preservare la propria autonomia di pensiero e di azione.

Insistere sempre, infine, senza mai arrendersi davanti ad eventuali imprevisti e allenare corpo e mente a una certa capacità di adattamento, cambiandone all’occorrenza struttura e sostanza.

E soprattutto, ricordarsi di resistere, giorno dopo giorno, agli implacabili venti e alle maree della vita.

 

 

 

Letture consigliate: 

Murakami Haruki, L’arte di correre, Einaudi, Torino 2009.



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