Fiabe d’argilla 20 Luglio 2016 – Pubblicato in: imperfezioni

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Chissà se vi è mai capitato (anche se ormai siete adulti) di aver voglia di fermarvi per un attimo, e perdervi con un sospiro tra le immagini sfocate di un innocuo sogno fatto ad occhi aperti; una temporanea evasione dell’anima in cui tutto somiglia al mondo delicato e ingenuo di quando ancora eravate bambini.

Dovrei ammetterlo io per prima: a me capita qualche volta di desiderare una dimensione naif; ne subisco il fascino e ne sono inevitabilmente attratta. Poter estrarre da se stessi il peso dei giorni accumulati col tempo, e scoprire che, nonostante l’età, dentro nulla è cambiato, tutto è rimasto innocente. Pulito.

Vi svelerò un segreto. Un mondo così, io l’ho trovato.

E’ il mondo di Anne Sophie Gilloen (1971, Nord della Francia). La sua scultura ha il sapore delle fiabe d’un tempo, fiabe dimenticate e sospese nelle nebbie dei ricordi d’infanzia.

Le opere di Anne Sophie provocano stupore, e un senso di inspiegabile familiarità. Sembra quasi che abbia voluto violare e schiudere lo scrigno sigillato delle nostre memorie infantili, laddove ognuno di noi ha riposto i suoi segreti più puri di bambino d’un tempo, rivelando il luogo intimo dove è celato ciò che di più prezioso il passato ha voluto consegnarci e affidandoci il compito di proteggerlo dentro di noi, mentre il corpo si faceva adulto.

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Le sue creature d’argilla traggono il proprio respiro da un mondo coloratissimo e poetico. Sono piccole sculture realizzate in ceramica chamotte, finemente ricoperte da strati sottili di smalti acrilici.

Le figure sono deformate, le proporzioni sono quelle del sogno. Le atmosfere da loro create sono illusioni morbide, sospese in una incompiuta fase di transizione verso l’età adulta. E in esse, Anne Sophie sembra volerci cullare dolcemente. Il suo universo parallelo non contiene dolore, nessun pericolo. Solo un’estrema delicatezza, quasi materna.

Lavorare l’argilla ha sempre fatto parte della vita di Anne Sophie. Fin da bambina, tra lei e l’argilla si è generato un tenero legame e al tempo stesso una forte tensione creativa. Le piace il suo tocco, il suo odore, la sua flessibilità, ma anche le sue esigenze.

Nel corso degli anni, si è esercitata apprendendo diverse tecniche. Le piace soprattutto lavorare con l’antica tecnica a colombino*, perché le concede il tempo, con quella sua “musica” lenta, di veder nascere piano piano i suoi incantevoli personaggi.

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Per raccontare le sue fiabe d’argilla, Anne Sophie trae la sua ispirazione da quel nulla impercettibile su cui si concede ogni giorno di soffermare l’attenzione. Il suo sguardo sembra essere in grado di dilatare la linea temporale della sua quotidianità, rallentando gli attimi e svelandone i segreti.

È un’artista dall’indole anacronistica, che ama lavorare a lungo e lentamente le sue sculture, arricchendole di dettagli, per poi inserirle talvolta in un contesto insolito, riuscendo così a donarci un’arte in grado di ricongiungerci alle nostre emozioni più intime.

Il suo lavoro è una miscela di sensualità e intuizione, dal quale prende vita un universo pieno di compagni poetici, emozionali, sognanti e talvolta dubbiosi, che senza la sua sensibilità forse rimarrebbero intrappolati per sempre nella nostra immaginazione.

 

*La tecnica a colombino (termine usato per indicare una particolare lavorazione dell’argilla da parte delle popolazioni del Sud America ed esteso, impropriamente, anche all’artigianato delle popolazioni europee) o a lucignolo è stata utilizzata, fin dall’antichità, per realizzare vasi, tazze e contenitori in creta. Questa tecnica, superata in seguito dall’uso del tornio, consente di creare forme libere e rustiche ed è ancora oggi utilizzata dai ceramisti che vogliono liberare l’espressività della scultura in argilla.

 

Sito ufficiale

annesophiegilloen.com

Photo credits © Anne Sophie Gilloen



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