Equivoci 8 Luglio 2019 – Pubblicato in: haiku

È estate, abito al quinto piano di un appartamento in città e ho caldo. È mattina, è già caldo. Apro la finestra. Ancora più caldo. Caldo e rumore. Cambio stanza. Ripeto. Stesso risultato, ma scenario diverso. Mi abbandono alla contemplazione, unica azione amica delle alte temperature.
Giù c’è la strada rombante di automobili e squillante di telefoni, urlante di bambini in vacanza, compagna di pause caffè e confidente di chiacchiere tra vicini.
Più su qualche finestra perduta in alto nel sole, proiettata nel silenzio del cielo, intenta a guardare le colline lontane, a immaginare mari ancora più remoti.

Rimango sospesa tra vuoto, frastuono, silenzio e vita che scorre, e scorrono anche i pensieri.
Mi vengono in mente dei versi di una poesia studiata all’università:

“Chi al suo sogno eterno sorrise con un’altra aurora
d’amore? e ti spense, vago astro sparito non anche,
o Dianora?”

La poesia si intitola Dianora. La poetessa è Luisa Giaconi. Il motivo per cui è diventata famosa un equivoco. Causa dell’incomprensione Dino Campana.
Ma andiamo con ordine.
Luisa Giaconi nasce nel 1870 e si sottrae presto al rapporto con il mondo sociale a causa della malattia che la colpisce giovanissima.
Viene definita poeta del silenzio, perché le sue parole tendono a qualcosa di più profondo, descrivono un’esistenza racchiusa nel sogno che necessita del silenzio per colmare i vuoti interiori.
Per la poetessa bisogna abbandonare il fragore della vita per raggiungere “istanti di tregua divina”, momenti che liberano l’anima dai gioghi terreni e permettono di abbandonarsi alla contemplazione.

Il silenzio, compagno di tutta la sua vita, la tiene stretta anche nella morte.
Luisa Giaconi non conoscerà mai il successo delle sue poesie che verranno pubblicate postume nella raccolta Tebaide.
Questa raccolta, per molti destinata all’oblio, è diventata invece protagonista di una delle incomprensioni letterarie più curiose dello scorso secolo.

 

È proprio Dianora ad incuriosire Dino Campana, che decide di inviare il componimento, senza titolo e in versione rimaneggiata, al poeta Mario Novaro.
Oltre alla poesia lascia un biglietto in cui fa riferimento al fatto che è stata scritta da una donna deceduta di Firenze, ma che la condizione per la stampa è non omettere

“Poeta germanicus Dino Campana”

Mario Novaro non ritiene necessario chiarire la vicenda e pubblica Dianora nel 1916, in un fascicolo della Riviera Ligure, con l’annotazione “scritta molti anni fa da una donna di Firenze morta a 30 anni”, facendola poi seguire dalla firma di Campana.
Questo episodio fa nascere un equivoco editoriale che ha fatto includere il componimento nella seconda e terza edizione di Canti Orfici ed è stato chiarito solo in tempi recenti.

…Si è fatto tardi. Fa sempre caldo. Mi preparo per uscire. Ascolto una canzone di Brassens.
E forse davvero, come dice il cantante

“il successo è sempre un equivoco”



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