Arte e geometria 19 Settembre 2012 – Pubblicato in: imperfezioni

Regole matematiche che prendono forma e assumono fattezze animali. Geometrie che organizzano lo spazio e danno vita a insetti, mammiferi o personaggi dei film d’animazione. La carta come supporto per dar forma alle proprie idee attraverso le tecniche di piegatura dell’antica tradizione giapponese.

 

Quelli che a prima vista potrebbero essere scambiati per veri insetti, vere foglie e veri animali in realtà non sono altro che le creazioni origami del trentunenne americano Brian Chan, docente presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), dove insegna artigianato. Gli origami, per Chan, sono un hobby e una passione, un modo per mettersi alla prova e sperimentare continuamente nuove tecniche e nuovi metodi per dimostrare il lato artistico della matematica.

 

Come artista, mi sento particolarmente attratto dagli origami perché aggiungono la sfida extra di piegare partendo da un semplice quadrato (e io adoro le sfide) e incorporano un sacco di geometria, che è il mio settore preferito della matematica.

 

Appassionato di origami da tutta la vita, Chan ha iniziato a progettare i suoi modelli solo nel 2005, concentrandosi soprattutto su animali, insetti e personaggi dei film di animazione Pixar o degli anime giapponesi.

 

 

Diversamente dagli origami modulari, che si realizzano assemblando un certo numero di piegature per produrre piccole sculture di carta, ognuno dei lavori di Chan ha origine dalla piegatura di un singolo quadrato di carta non tagliato. Il supporto può essere la resistente carta kozo o un sottile tessuto, in base all’effetto desiderato. Fogli extra vengono usati solo in alcune occasioni per realizzare parti del modello di diverso colore. Chan progetta i suoi modelli in modo da usare gli angoli del foglio per realizzare gli elementi più sottili e la parte centrale, leggermente più spessa, per dar forma alle sezioni più spesse e resistenti.

 

Il metodo che uso più spesso viene chiamato circle packing. Essenzialmente, per realizzare le appendici del modello si piegano regioni circolari di carta a mo’ di ombrello in lembi sottili. Oltre a questa uso molte altre tecniche per creare i miei modelli, e la maggior parte viene dall’esperienza, dall’intuito e dai molti tentativi che porto avanti finché il modello non è perfetto.

 

 

I suoi primi esperimenti con l’arte giapponese della piegatura della carta risalgono a quando aveva solo dieci anni. Ha imparato da autodidatta servendosi dei libri come guida.

 

Ho iniziato copiando il lavoro di altri autori circa 20 anni fa, ma dopo un po’ sono diventato abbastanza bravo da iniziare a realizzare i miei pezzi. Quando ero piccolo, i miei genitori mi comprarono un sacco di libri sugli origami – iniziano con modelli semplici e poi i diagrammi diventano sempre più complessi, per cui sono ottime fonti d’apprendimento per chi vuole imparare in maniera autonoma. Nel 2004, uno degli autori dei libri con cui ero cresciuto, Robert Lang, venne al MIT per tenere un discorso e mi sentii molto ispirato dalle sue parole. Quell’anno piegai circa 10 modelli per il concorso di Origami del MIT, e vinsi molti altri premi. Da allora ho realizzato più di 100 progetti originali.

 

 

Chan sperimenta continuamente nuove tecniche e nuovi materiali. Uno dei suoi ultimi progetti è un ukulele pieghevole in compensato di bamboo realizzato con la tecnica del taglio laser. L’oggetto 3D è composto da diversi pezzi piatti che si incastrano tra loro per dar vita ad uno strumento musicale funzionante dal design accattivante, moderno e facile da trasportare.

 

Ho sempre desiderato imparare a suonare uno strumento musicale, ma viaggio spesso. La necessità di viaggiare si scontra con il mio desiderio di portare con me uno strumento per fare pratica. Ispirato dagli anime di fantascienza, ho iniziato a progettare strumenti che si potessero trasformare in una forma molto più piccola per migliorarne la portabilità. Una delle cose più interessanti degli strumenti a corde è che sono composti in gran parte da spazi vuoti, permettendo teoricamente un alto grado di compressione. Ci tengo a sottolineare che non si tratta di uno strumento pensato per tenere un concerto, ma più che altro come strumento da viaggio e per far “musica d’emergenza”. Il tono è dolce ma forte solo circa la metà di quello di un ukulele soprano equivalente, a causa del materiale.

 

Riferimenti

Sito ufficiale



« Il terzo fattore
Un mondo imperfetto »