Tutto in una notte 3 Settembre 2012 – Pubblicato in: imperfezioni

Non esiste grande o piccolo, ma solo denso o meno denso. Dipende da quanto riesci a farci stare, o meglio: se riesci a farci stare tutto. E questo vale per il cosmo, per il mio monolocale (che comunque è piccolo), per  i pensieri, per le inquadrature, per i post di un blog, per gli elenchi. Vale per il tempo e per lo spazio.

Ad alcuni di noi non basta la vita a farci stare tutto, malgrado l’impegno, con buona pace del maestro Monicelli e del suo fulminante aforisma “Muoiono solo gli stronzi (video)” perché, fuori dai film, accade più spesso che il sipario cali prima di arrivare a un degno finale (ammesso che esistano i degni finali, fuori dai film). Come quegli amori tanto attesi che non fanno in tempo a scoppiare.

Se non bastasse tutta la vita, potrebbe esserci concessa una notte in più. Il tempo immenso di una notte da stipare con quello che abbiamo lasciato in sospeso.

Questa l’idea del cortometraggio “Abbiamo tutta la notte (video)” di Adriano Giotti, che in sei minuti tondi racchiude l’incipit di un mucchio di storie possibili (per i più fantasiosi), e inevitabilmente (per i razionali) una domanda bella densa sulla propria, di storia. La cosa che ci manca, una sola tra tutte.

Io, per esempio, non sono mai stato in America.

E’ un corto giusto. Una fotografia da film “vero”,  la musica che ci vuole dove ci vuole (non te ne accorgi subito, che è proprio bella), una sceneggiatura da manuale, coi classici tre atti, i colpi di scena, la sottotrama d’amore…di quelle che è bello indovinare (d’altronde, come con le valigie, senza un ordine non può starci tutto). Questo, se non sapessimo che è stato interamente realizzato in sole 48 ore, con tanto di vincoli: cosa che lo rende un corto fortissimo.

Ad alcuni di noi bastano due giorni a fare un film che funziona. Così Adriano Giotti e la sua troupe hanno risposto al bando del “48 ore film project” – concorso internazionale che da quest’anno è stato trasmesso in forma di “reality” itinerante da Rai 5 – nella puntata di Torino.

 

subito prima dell’inizio della sfida ci hanno assegnato dei vincoli. Nel nostro caso erano: il genere (Fantasy), un personaggio (Luciana Mirtilli, cartomante) una frase da inserire in sceneggiatura (“maledetto il giorno che ti ho incontrato”) e un elemento da mostrare (un paio di manette). Per la sceneggiatura siamo partiti da qui. E’ venuto fuori quasi subito il personaggio: cercavamo qualcuno che avesse poteri ancestrali ma che fosse bloccato in un mondo (e in un modo) assolutamente contemporaneo, e quel protagonista era perfetto

Così racconta Serena Patrignanelli, sceneggiatrice e autrice televisiva formatasi (come il regista) alla Scuola Holden, che ha scritto il corto con Filippo Losito e Andrea Montuschi, combattendo la fretta e la stanchezza:

 

alla fine non capivamo più niente. Con tutti i rischi dovuti alla confusione da sonno, a un certo punto sembravano incomprensibili pure le cose di cui eravamo stati convinti sempre. Un’ora prima della consegna siamo stati tipo un’ora chiusi in una macchina a registrare uno speaker per una voice over. Mai usato. Non ho idea di cosa dicesse. Non so nemmeno dov’è

Per dire che, dense quanto vuoi, ma  48 ore sono solo 48 ore.  E per quanto riguarda gli spazi, tutto il corto è stato girato senza muoversi del Cineporto di Torino. Eppure, ha raggiunto confini ben più vasti: arrivato in finale grazie ai voti del pubblico della rete, il corto ha ottenuto nella finale italiana i premi “Miglior corto“, “Miglior regia“, “Miglior fotografia” (Dario Di Mella) e “Miglior sceneggiatura“.  E così, in significativa analogia coi personaggi del corto (e se ci fa attenzione tra i desideri dell’ultima notte c’è chi dice “fare un film”), in uno spazio e in un tempo piccoli Adriano Giotti e la sua squadra hanno realizzato un sogno. O almeno il mio.

Infatti presto saranno in America per rappresentare l’Italia nella finale internazionale. Nel momento in cui scrivo, non hanno ancora vinto. Ma a non aver più niente in sospeso (o a essere proprio perfetti, per dirla col nostro blog)  si rischia di far la fine degli stronzi.

Dite quello che volete, ma qualcosa di buono ne esce sempre.

 

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