Way Far 8 Luglio 2016 – Pubblicato in: imperfezioni
Immaginate, solo per un attimo, di aver catturato una piccola ma bellissima farfalla appena venuta al mondo, e di averla tenuta a lungo in trappola nelle vostre mani, racchiudendone il battito d’ali tra le dita. Per la farfalla, non esisterà altra realtà che la penombra claustrofobica della gabbia protettiva che avete creato per lei.
Poca aria, poca luce. Il concetto di libertà, per lei, è completamente assente.
Al di là di quella grigia realtà così ristretta e definita, la sua coscienza non percepisce nessuna possibile alternativa. Non la immagina neppure. E là dentro, probabilmente, si sente al sicuro.
Nella visione del talentuoso e controverso Ryan McGinley, noi tutti in fondo viviamo così. Siamo creature che un tempo erano bellissime farfalle, invecchiate e intrappolate in una grigia e meccanica realtà urbana, di cui abbiamo un estremo bisogno per poter sopravvivere. Non sappiamo farne a meno (si chiama civiltà).
Dopo migliaia di scatti – Ryan ha iniziato giovanissimo a seguire la sua strada, pur senza una precisa destinazione finale – è stato improvvisamente assalito dalla voglia di evadere dal mondo asfittico che lo avvolgeva come una pellicola protettiva. Crescendo gli era venuta nostalgia: non voleva abbandonare del tutto l’innocenza adolescenziale e il ricordo dei giorni in cui si godeva il lusso della spensieratezza.
Il fatto – avrà pensato Ryan guardandosi intorno – è che abbiamo dimenticato di essere liberi.
E così lui e Boo Boo (la sua inseparabile hype girl) hanno iniziato a cercare in giro per la metropoli, e negli ambienti della loro quotidianità, giovani farfalle inconsapevoli di essere in trappola. Di solito si tratta di figure scarne e pallide, molto delicate e naturalmente imperfette (un poco gli somigliano), che non sanno neppure di essere meravigliosamente belle solo perché umane.
A un certo punto partono tutti insieme per un viaggio, scelgono un ambiente naturale e incontaminato, molto molto lontano dalla città. Talvolta addirittura selvaggio.
Ve lo dico subito, inutile girarci attorno. Quello che infine accade sono scatti di nudo dai colori saturi, e la luce liquida che avvolge i loro corpi non lascia scampo. Sono incantevoli e accattivanti, e potenti anche, per il semplice fatto che la nudità in queste immagini è solo un dettaglio secondario. A guardare le sue creature, uno non può che desiderare di essere una di esse.
Ryan gratta via la consuetudine dalla superficie, scarta le persone dalla loro confezione e ne mette letteralmente a nudo il contenuto perché possa respirare della sua stessa essenza, affinché possa essere se stesso, in pienezza contemplativa. Ma lo fa liberando le sue ingenue farfalle nelle profondità di luoghi a loro poco familiari, selvatici, e conducendole per la prima volta in un mondo dove non esistono costrizioni, dove non ci sono vincoli e legami di alcun tipo: solo così potrà catturare il loro stupore.
Nei luoghi immaginari costruiti da Ryan McGinley – le sue sono momentanee deformazioni spazio temporali (finché la polizia non li fa rivestire, prima di multarli per aver trasgredito le leggi umane) si può correre pazzi e felici, completamente nudi in mezzo a un campo di grano. Oppure, ci si può lanciare con gli amici da un dirupo e fare un tuffo tutti insieme nell’acqua da altezze vertiginose, senza ovviamente tenere addosso i vestiti.
Un po’ come quando, da bambini, mamma in spiaggia ci lasciava sguazzare nudi nell’acqua o correre impacciati per poi rotolarci senza pensieri sulla sabbia.
Non c’è da stupirsi, io credo, se negli ultimi tempi così tanti insospettabili adulti – che siano casalinghe o madri di famiglia o professionisti in giacca e cravatta non importa – si scomodano a offrirsi spontaneamente pur di essere scelti per una delle incursioni fotografiche di Ryan.
Non per vanità, questo è certo. Piuttosto, per la voglia inconfessabile di uno sfrenato senso di spensieratezza adolescenziale ormai perduto per sempre. O edonismo* per l’esattezza, volendo usare un termine proibito della nostra civiltà.
* Edonismo: in senso generale, qualsiasi genere di filosofia o scuola di pensiero che identifichi il bene morale col piacere, riconoscendo in esso il fine ultimo dell’uomo
Sito ufficiale
www.ryanmcginley.com
Way Far
Photo credits
All images © Ryan McGinley