Incoerenza di pensiero 18 Marzo 2013 – Pubblicato in: imperfezioni
Una sovrapposizione di segni non casuali graffia l’anima di figure surreali. Volti umani e corpi intersecati da elementi del regno animale, riflettono in profondità certi assurdi aspetti della natura umana. I soggetti di Russ Mills raccontano un mondo senza filtri, fatto di superficialità, paure e isolamento; talvolta sfiorano tematiche socio-politiche. Tutto nella più piena esplosione sensoriale del segno grafico.
Russ Mills ha un debole per le biro e le usa per schizzare ritratti di amici e ragazzi di strada giapponesi. Racconta d’aver assistito, una volta, a una scena piuttosto improbabile: una mucca vagava per la campagna inglese alla guida di un trattore. Sarà per questo che sui volti dei suoi soggetti spuntano spesso teste di mucche, cavalli o tori, che richiamano alla mente sconcertanti figure mitologiche. È quello che lui stesso ormai definisce un kitchen sink surrealism.
Non vi è alcun dubbio che in Russ Mills, l’espressione individuale del segno raggiunga una sua identità estetica assolutamente inconfondibile. Arte, fotografia, illustrazione e sperimentazione digitale si fondono in strati sovrapposti che lasciano emergere a poco a poco il flusso continuo e schizofrenico dei pensieri, in una serie di linee irrazionali tormentate da innumerevoli manipolazioni successive. E si soffermano a raccontare, ogni volta, con eccezionale qualità narrativa e indiscutibile intensità, una piccola parte della storia dei personaggi ritratti.
I think a meeting with Van Gogh would be a very simple affair… I’d probably offer to buy as much of his work as I could carry and tell him nothing he ever did was wrong. Russ Mills
Esplosivi, sofisticati, eleganti “painting disasters”. Immagini estremamente dinamiche in cui la sequenza dei movimenti subisce una sorta di distorsione temporale; un’accelerazione grafica dove ogni traccia lascia scie visibili come graffi sulla superficie finale dell’opera. Come se le anime, più che i corpi, venissero osservate a lungo e le impressioni lasciate dai loro cambiamenti su un’ipotetica pellicola, venissero poi compresse e ricomposte per mostrarci, in un solo frammento di spazio istantaneo, ciò che di solito resta invisibile agli occhi.
Ogni deformazione viene studiata con una modalità quasi maniacale e, come ogni simbolo o elemento inserito a comporre l’effetto finale, nasconde un significato, o un’influenza visuale setacciata dalle molteplici esperienze del quotidiano. Russ Mills, non lo nasconde, raccoglie ispirazioni ovunque, in special modo da tutte le forme di street art, graffiti e persino fumetti che possano in qualche modo offrirgli nuovi spunti, arricchendo la struttura dell’immaginario che poi riversa nel suo linguaggio simbolico. Ma i suoi riferimenti non si esauriscono qui, poiché lo sguardo è anche costantemente rivolto ai maestri del passato: tra i suoi preferiti Van Gogh, Picasso, Pollock, Basquiat solo per citarne alcuni.
Influenze, queste, che confluiscono in modo unico e accattivante in uno stile del tutto personale, in grado di muoversi con disinvoltura dal classico al surrealismo pop, per diventare una forma espressiva sotterranea sospesa a metà tra l’arte urbana e la grafica contemporanea.
Una commistione di tecniche, in cui il disegno lentamente eseguito a penna o matita, subisce poi ulteriori trasformazioni tramite l’uso della computer graphics.
Nella collisione digitale tra illustrazione/fotografia originale ed elementi grafici selezionati tra varie textures e scarabocchi preparati nella fase iniziale, Mills cerca sempre di limitare al minimo i layers sovrapposti e la varietà di palette tra cui scegliere, evitando l’uso di filtri che toglierebbero la spontaneità delle imperfezioni presenti nel disegno di base.
Non così per il colore, la cui natura digitale è preferita proprio per l’aspetto più consistente e compatto che ne consegue.
Interessante anche l’uso dello spazio, che viene abilmente dilatato attraverso insoliti tagli prospettici, posture e angolature visuali, il tutto per ampliare l’esperienza visiva dell’osservatore e, forse, per catturarne e ipnotizzarne definitivamente i sensi.
Sito ufficiale