Stop the violence 22 Novembre 2012 – Pubblicato in: imperfezioni
La violenza è guerra e la guerra è distruzione. Il progetto sempre attuale “Stop the Violence” di François Robert affronta in modo spettacolare il delicato tema di quel che resta di un uomo, quando la guerra ne distrugge la mente ed il fisico, lasciando i resti di uno scheletro umano, architettura di un corpo che non c’è più.
Armi, simboli religiosi, numeri evocativi di guerre passate compongono immagini di grande effetto ed impatto visivo: il fattore emozionale della vista di ossa umane è bilanciato dalla composizione grafica ed accurata di ciascun componente, disposto con rispettosa cura sul piano dello studio e scattate dall’alto con una Hasselblad 4×5.
La storia di questo progetto è curiosa: a metà degli anni ’90 il fotografo Francois Robert (originario di La Chaux-de-Fonds in Svizzera, ma all’epoca stabile a Chicago) era ad un’asta nelle zone rurali del Michigan: una scuola stava vendendo degli armadietti di metallo, e Robert stava cercando di acquistarne alcuni per il suo studio all’occasione di 3x$50. Due degli armadietti erano vuoti, ma non il terzo: quando lo aprì, trovò dentro uno scheletro umano.
Lo scheletro era servito come strumento didattico nei laboratori di scienze ed era completamente articolato e in condizioni abbastanza buone. Ci vollero anni per capire cosa farne.
Nel portfolio di F.Robert non mancavano immagini di teschi di animali, recuperati dal deserto o dalla collezione del Museo di Storia Naturale (quest’ultimo un paziente shooting di cinque settimane), ma fino al 2007 , quando “grazie” alla crisi non ebbe modo e tempo per dedicarsi e pensare a cosa farci.
For years I had it displayed in one of the rooms in my studio and I often wondered what else I could do with it. Finally the idea came to me to explore the idea of disassembling the skeleton and rearranging the bones, and from that process came the series “Stop the Violence”. I spend a lot of time on my knees arranging bones. You can imagine how my knees hurt when I decided to create a complete alphabet in order to make words along with the iconic symbols/images.
Da quel momento, Robert ha speso centinaia di ore di lavoro con le ossa, disponendole faticosamente in sorprendenti, forme iconiche di cinque-sei metri di larghezza; per ciascuna fotografia, ha smontato il sistema modulare dello scheletro e riconfigurato gli elementi per formare una nuova immagine.
The human skeleton is a powerful visual symbol….In my photographs, I use the human skeleton as the formal visual element, the subject of the image. In this manner, the skeleton is both the protagonist and antagonist.
I risultati sono belli e inquietanti, nelle figure aleggia la paura della morte e una forma di memoria indelebile nelle ossa di persone che si sono dileguate; per questa ragione Robert è sempre attento a mantenere un senso di rispetto per l’essere umano ricostruito sul pavimento del suo studio perché sente molto reale il ricordo di ciò che è rimasto.
Vale la pena scoprire i brillanti libri e progetti di Robert, attivo e plurimpremiato nel mondo della pubblicità e dell’editoria: da Contents (oltre 130 immagini – ritratti del contenuto di borse, zaini e pantaloni di amici e conoscenti), a Faces e Face to Face (progetti in collaborazione con il fratello Jean), da Skulls (mostra itinerante per 8 anni negli Stati uniti sponsorizzata dal Field Museum di Chicago) a Before and After ( uno tra i suoi progetti preferiti e sempre in lavorazione, sulla documentazione delle donne durante l’ultimo mese di gravidanza e subito dopo con il loro bambino).
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