Matematica e colore 3 Luglio 2012 – Pubblicato in: imperfezioni
Le installazioni sorprendenti di Christian Faur ricordano la scomposizione del pointillisme e la sintesi della pixel art, combinando estetica e matematica per dare vita a installazioni piene di intrinsechi significati.
Una distesa di punte colorate a dipingere figure, ritratti composti da centinaia di pastelli a cera dalla punta tonda. Installazioni che scompongono le immagini in colori puri, lasciando all’osservatore la percezione in lontananza di tonalità omogenee e in prossimità di elementi distinti e contrastanti.
Ciascun colore è percepito in relazione ad accostamenti cromatici e, per ottenere l’effetto della fusione e della sfumatura negli occhi di chi sta guardando, deve essere applicato sotto forma di piccoli punti.
La tecnica per costruire immagini scomponendone la struttura deriva dalle sperimentazioni pittoriche del puntinismo, movimento francese di fine ‘800, che trova in G.Seurat il suo principale esponente e successivamente dagli sviluppi del divisionismo, nel quale trova radici la contemporanea pixel art.
La scomposizione cromatica diventa il tramite per un’analisi strutturale dei singoli oggetti.
NEL MIO LAVORO, CERCO DI IMITARE LE STRUTTURE ELEGANTI DELLA NATURA ATTRAVERSO LO SVILUPPO DI SISTEMI PERSONALI CON I QUALI ESPRIMERE I MIEI PENSIERI E IDEE, IN MODO CHE IL MEZZO E IL MESSAGGIO APPAIONO COME UNA SOLA COSA.
Laureato presso la California State University, Christian Faur combina i propri studi di fisica e matematica con la continua sperimentazione estetica per trovare nuovi modi per esprimere idee già esistenti: in processo che gli regala spesso inaspettati nuovi punti di vista per opere originali, impregnate di complessi livelli di lettura.
PENSO CHE DIPINGERE SIA MOLTO SIMILE A RISOVERE UN COMPLESSO PROBLEMA MATEMATICO, DOVE CIASCUN PASSAGGIO SEGUE LOGICAMENTE E NECESSARIAMENTE QUELLO PRECEDENTE, PER ARRIVARE FINALMENTE AD UNA SOLUZIONE. IDEALMENTE, UNA SOLUZIONE ELEGANTE.
Invece di utilizzare i tradizionali metodi di pittura, come la pittura ad olio, acquerello o generare immagini digitali di pixel, Christian Faur cerca un oggetto familiare, un elemento che riporta ciascuno alla propria infanzia.
Pittura, pixel art, fotografia diventano un’unica installazione non convenzionale, strati multilivello della stesso oggetto, la cui superficie cambia seguendo i movimenti dello spettatore e ritrovano così un nuovo aspetto tridimensionale nella piacevole visione di pastelli a cera nuovi e ordinati.
L’artista stesso racconta di ricordare il piacere dell’aprire, da piccolo, la scatola nuova di pastelli: la sensazione delle perfezione delle punte inutilizzate e intatte, la bellezza delle punte colorate, il profumo preciso della cera… e il sottile dispiacere nell’utilizzarli la prima volta.
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