Brutalità e Hardcore. Nel segno affilato di Hakuchi 7 Luglio 2012 – Pubblicato in: imperfezioni

Shohei Otomo, in arte Hakuchi, crea le sue incredibili illustrazioni ricorrendo quasi esclusivamente all’uso di penne a sfera a inchiostro nero. Con una tecnica estremamente tagliente e pulita, apre uno squarcio narrativo sulla cultura nipponica sfruttando una prospettiva sensuale e graffiante. Ecco la sua ironica, cattiva, erotica Tokio.

 

Samurai, ragazze Geisha e uomini inquietanti della Yakuza ritratti rigorosamente in bianco, nero e rare incursioni rosso sangue. Nonostante la maniacale attenzione al dettaglio, Hakuchi altera inaspettatamente i caratteri con ironiche distonie ed evidenti contraddizioni d’immagine. Il Samurai in posizione di combattimento è costretto a brandire una mazza da baseball, mentre deliziosi cherubini sono colti nell’atto di sorvolare ragazze che impugnano siringhe ipodermiche.

 

I don’t have any desire to draw perfect  Superman characters. We’re just not as interesting without our flaws.  Shohei Otomo

 

L’immaginario figurativo di Shohei ha il sapore del lato più oscuro di Tokio e ne amplifica, con le sue violente e seducenti atmosfere, gli aspetti più nascosti e convenzionalmente taciuti. Lasciando emergere il male, ne neutralizza gli effetti. Dilatando l’erotismo ne accetta istintivamente l’assoluta normalità.

L’accentuata cinematica dei corpi rende le sue illustrazioni prepotentemente dinamiche: quasi delle istantanee che isolano le figure ritratte, nell’attimo più determinante di una rapida sequenza di azioni. Su un limbo di un candore assoluto e accecante, l’inchiostro nero definisce così in modo ipnotico i suoi affilati contrasti di luci e di ombre.

Lo studio del movimento dei corpi, che assume una qualità quasi scenica, è invece un raffinato richiamo alla tecnica dello storyboard, e lo stesso Shohei ammette la sua passione per il cinema d’autore da cui spesso trae ispirazione, fondendo le influenze dei classici Spaghetti Western alle fondamentali opere di Akira Kurosawa.

 

Viscerali, volgari e spesso brutali, le creazioni di Hakuchi osservano da una prospettiva insolita e folle l’inevitabile conflitto estetico tra Oriente e cultura occidentale. Conflitto che emerge ogni volta da ciascuna immagine, attraverso una moltitudine di linguaggi e di attitudini: dal punk-rock, al metal, al grunge, all’hardcore, passando per la street culture e un pizzico di influenze manga.

 

I feel Japanese artists create original pieces of work with their natural instincts… but much of what they create is superficial and lacks a sense of depth for me. Western artists on the other hand, tend to take their knowledge of the arts with their solid technical skills and produce very balanced pieces of work, but I have an impression of it being a bit stiff at times. The Japanese use their intuition, whereas Westerners might use their logic more.  Shohei Otomo

 

Ogni artwork è inizialmente visualizzata solo a livello intuitivo, e successivamente ne viene costruito lo scheletro strutturale, esclusivamente a matita. Inizia poi una prima ruvida definizione di massima, uno sketch che consente ad Hakuchi di fissare per punti logici i movimenti anatomici dei caratteri rappresentati, i vestiti ed altri elementi di questo tipo, facendo spesso riferimento a fotografie o a modelli presi dalla realtà. Pur essendo una fase iniziale, qui l’attenzione al dettaglio è già piuttosto precisa.

L’idea così impostata, può a questo punto essere ridisegnata a matita su quella che diventerà la tavola d’illustrazione finale, che verrà successivamente tracciata a penna e arricchita lentamente e accuratamente di ogni dettaglio necessario ad ottenere l’immagine finale. Le parti del disegno che necessitano di campiture nette vengono in seguito riempite in modo denso e preciso con pennarelli neri o rossi. E una volta asciugato l’inchiostro, anche i segni di matita sottostanti possono essere cancellati.

Il processo creativo di Hakuchi termina con l’eliminazione di eventuali piccole imperfezioni o l’aggiunta delle modifiche necessarie ad ottenere l’effetto finale desiderato e inizialmente immaginato.

 

Estrema lentezza e precisione tecnica si configurano, nei lavori di questo impressionante e giovane artista, come una significativa antitesi del moderno e della freddezza seriale tipica di molte illustrazioni ottenute, al contrario, digitalmente.

Per le sue peculiarità uniche e fortemente caratterizzanti, nonché per la sua indiscutibile capacità di impressionare vividamente l’immaginazione di chi osserva le sue illustrazioni, lo stile di Hakuchi riscontra un’esclusiva applicabilità in ambienti ad esso particolarmente affini, come possono essere, ad esempio, determinate campagne di advertising per linee d’abbigliamento Street Style o il design pensato per le cover arts di quei musicisti che, sempre più spesso, affidano la propria immagine a questa emergente e straordinaria promessa dell’illustrazione made in Japan.

 

 

Sito ufficiale

Idiot Land

Video

Hakuchi per Carhartt 



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