La crisi 14 Agosto 2014 – Pubblicato in: imperfezioni

willy verginer

È innegabile che la parola crisi porti sempre con sé un alone di inquietudine e smarrimento emotivo.

Qualunque sia la sua natura, credo che chiunque farebbe volentieri a meno di incontrarla sul proprio cammino. La crisi, tuttavia, non è mai un accadimento casuale. E ciò che implica è, quasi sempre, il tempo di una scelta. Decisiva e cruciale.

Nel percorso artistico di Willy Verginer la parola crisi è emersa inaspettatamente, come fa sempre, mettendo a dura prova i punti cardine della sua ricerca personale e destabilizzandone la creatività per dieci lunghi anni. Ed è stato davvero un bene.

Questo sorprendente scultore altoatesino è un veterano della sua arte. Nato nel 1957 a Bressanone, dopo aver studiato pittura scopre nella scultura in legno il suo migliore mezzo espressivo.

 

willy verginer human nature

Inizia a frequentare alcune botteghe artigianali della Val Gardena, assimilando i dettami di una lunga e importante tradizione territoriale, dai cui schemi convenzionali, tuttavia, si discosta già a partire dagli anni ‘80, intraprendendo un intenso percorso autodidatta che sarà influenzato, tra l’altro, dagli ambienti artistici di Monaco.

Nel corso degli anni ’90, i suoi lavori – prevalentemente astratti – sono oggetto di una incessante attività espositiva che lo vede coinvolto, tra l’altro, nel gruppo artistico “Trisma” insieme a Walter Moroder e Bruno Walpoth.

Poi, d’un tratto, la crisi.

Una lunga crisi da cui Verginer emerge soltanto nel 2005, con un cambiamento radicale di stile: non più opere astratte ma figurative.

 

willy verginer 2

Sculture e installazioni inaspettatamente surreali e visionarie, in cui egli riesce definitivamente a sviluppare un linguaggio plastico non comune, dove la tecnica dell’intaglio reca i faticosi segni di un’antica e preziosa tradizione lignea, ma è accostata in contrapposizione straniante a una pittura acrilica dalle tinte schiettamente antinaturalistiche, nella quale riecheggia il taglio vivo di una intelligente ironia pop.

Difficile svelare l’enigma di queste figure umane, scolpite nel legno di melo e di tiglio, da cui spesso emergono elementi naturali o artificiali che lasciano presagire la duplicità di un mondo interiore in cui si agitano sogni e incubi, inquietudini e desideri inespressi e che le rende drammaticamente contemporanee.

Sono figure silenziose e introverse, il cui sguardo è fisso nel vuoto: talvolta perso in una ricerca contemplativa interiore, quando non addirittura simbolo di una denunciata incapacità di vedere, nell’instabilità di una vita che non è mai in equilibrio.

 

willy verginer 3

I personaggi di Willy Verginer appaiono come sospesi in una dimensione astratta, in un frammento di tempo infinitesimo che concede di coglierli nella banalità di gesti minimi e al limite dell’insignificante: eppure quei gesti lasciano intravedere lo sforzo estremo di un’espressione carica di simbolismi, che va ben oltre la loro fisicità.

Non figure ieratiche ma narrazioni dinamiche di una sofferta dilatazione temporale, sovvertite poi da quell’uso azzardato del colore che non isola cromaticamente, come ci si aspetterebbe, volti e corpi ma viene applicato a fasce, a blocchi, che caratterizzano solo determinate aree, decontestualizzando il soggetto nell’intento di suggerire forse analogie altrimenti non intuibili, così come impreviste simmetrie spaziali.

Una provocatoria manipolazione del reale che svela innocuamente l’inganno sotteso.

 

Sito ufficiale

verginer.com

Photo Credits

Copyright © Willy Verginer



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