Miracle Mike, il pollo senza testa 25 Maggio 2021 – Pubblicato in: imperfezioni

Settantasei anni fa, un contadino decapitò un pollo.
Il pollo però si rifiutò di morire.
E divenne famoso.

Era un qualsiasi 10 settembre del 1945, in Colorado.
Lloyd Olsen stava uccidendo polli nella sua fattoria.
Prese un pollo e gli tagliò la testa.
Mike, così venne chiamato il pennuto, scalciò e corse via.
E non si fermò per i successivi 18 mesi.
Lloyd lo mise in una scatola di mele e lo lasciò nella veranda della fattoria.
La mattina seguente, quando si svegliò, trovò Mike ancora vivo.
Lo prese e lo gettò nel carro.
Andò al mercato e iniziò a scommettere birra con gli altri contadini.
«Scommetti che ho un pollo senza testa ancora vivo?»
Tornò a casa ubriaco.
La voce si sparse.
Il giornale locale inviò un giornalista.
Due settimane dopo un promotore di eventi partì dallo Utah.
Viaggiò per oltre 300 miglia.
Aveva una proposta: portare il pollo nel circuito dei baracconi.
«Può fare un sacco di soldi»
«Faccio da solo» rispose il contadino.
Lloyd caricò il pollo e la moglie Clara sul furgone.
Partirono per un tour negli Stati Uniti.
Miracle Mike.
Il pollo senza testa.
Successo immediato.
Centinaia di lettere di ammiratori, curiosi e detrattori.
“Sei peggio dei nazisti.”

Nuovo tour.
Primavera 1947.
Phoenix. Arizona.
Il disastro.
Lloyd e Clara dormono nel motel.
Un rumore di soffocamento li sveglia.
Mike si sta strozzando.
I due coniugi mettono sottosopra la stanza.
Cercano la siringa con cui nutrono Mike e ripuliscono la sua gola dal muco.
Niente.
Lasciata nel tendone dell’esibizione.
Miracle Mike si spegne tra le braccia del suo carnefice.
Lloyd impreca.
Un occhio gli si fa lucido.
Torunée annullata.

Lloyd e Clara passarono la notte insonni.
Fecero le valige, presero la carcassa di Mike e partirono.
Destinazione Fruita: si torna a casa.
Lungo la strada che tagliava in due il deserto, Clara abbassò il finestrino.
Aria calda e sabbia riempirono l’abitacolo.
Lloyd afferrò Mike per le zampe e lo gettò fuori.
Un gruppo di coyote arricciò il naso e si passò la lingua tra i denti.
Arrivati alla fattoria, il nipotino Troy corse loro incontro.
«Dov’è Mike?»
«Lo abbiamo venduto.»
Il giorno seguente Lloyd tornò al mercato.
Con i soldi delle esibizioni comprò una pressa da fieno e due trattori.
Ah, anche un po’ di lusso: un camioncino Chevrolet nuovo di pacca.
La fattoria ora era moderna, la produttività era aumentata.
I polli però li accoppava ancora a mano, sempre con la stessa vecchia ascia.
Voleva replicare il miracolo di Mike.
Senza riuscirci.
Un vicino che viveva lungo la strada si presentò ogni weekend alla fattoria.
Portava sempre una cassa di birra e quattro polli.
Voleva che Lloyd gli insegnasse il trucco di Mike in cambio di una sbronza.
Lloyd, per anni, ogni sabato, tornò a casa ubriaco.
Di polli miracolati non se ne sono mai più visti.
«Sporco ricco» diceva il vicino ogni volta che se ne andava dalla fattoria.
Sei lattine vuote.
Quattro polli morti.
Zero Miracle Mike.

Lloyd si fece vecchio.
Sdraiato nel letto, chiamò il nipotino Troy, che intanto era diventato uomo.
«Non l’ho venduto. È morto. Ma ha avuto un buon inning quel pollo.»
Poi chiuse gli occhi per non riaprirli più.
A Fruita venne eretta una statua di Miracle Mike:
unico essere vivente nella storia del paese ad aver raggiunto la fama.
Da allora, ogni anno, a maggio, si tiene il festival del pollo senza testa.
Troy continua a lavorare nella fattoria, diventata sempre più moderna.
Ogni tanto prende la vecchia ascia del nonno e accoppa un pollo.
Non si sa mai.



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