Esercizi di stile e tone of voice: a scuola con Queneau 1 Luglio 2024 – Pubblicato in: imperfezioni
Notazioni
Museo Egizio, oggi, intorno alle 11. Un tipo di circa trent’anni, capelli castani, camicia colorata con stampa geometrica. In mano ha un pacchetto di snack, dal quale prende 3 o 4 arachidi alla volta; li mangia rumorosamente. Davanti a noi la guida, dietro la guida il sarcofago di…non ho capito il nome. Lo guardo male e spero noti il mio sguardo infastidito, così da smettere. Anni, ma che dico! secoli! di storia per questo. Lo scricchiolio degli arachidi sotto i denti di un tizio con la camicia colorata.
Filosofico
Il decadimento della civiltà contemporanea, ontologicamente parlando, credo possa essere individuato nell’assenza di immedesimazione con l’altro. Davanti alla rappresentazione della morte, tipica altresì dell’arte e della cultura, quando non vengono rispettati i dettami dell’essenza del sacro, si pretende un’apologia. Consumare un convivio solipsistico (a livello empirico) dimostra un idealismo soggettivo tipico dei… ehm… distratti.
Commedia
Atto primo
Scena I
(Uno scarno gruppo di visitatori entra al Museo Egizio di Torino. È mattina, alcuni raggi di sole entrano debolmente nell’atrio, illuminando il banco della biglietteria)
Addetta biglietteria: Quanti biglietti?
Guida turistica: 5, grazie.
Atto secondo
Scena I
(La guida turistica accompagna il gruppo di visitatori davanti alla tomba di Butehamon)
Guida: Come potete vedere la mescolanza di stili rimanda all’epoca ramesside. Nella decorazione esterna del sarcofago di Butehamon troviamo scene di offerta e scene mitologiche.
Scena II
(un tizio allunga le mani in tasca, prende un piccolo pacchetto rosso. Lo apre)
Guida: La porzione inferiore è suddivisa in riquadri caratterizzati, anche questi, da numerose scene di offerta.
Atto terzo
Scena I
(Lo stesso tizio prende 3/4 arachidi alla volta, li mangia rumorosamente. Un altro visitatore si gira e gli lancia un’occhiata infastidita. Questo non basta a farlo smettere)
Guida: Bene, ora spostiamoci e andiamo a vedere qualche altro sarcofago.
Scena II
(Il tizio infastidito guarda in terra: è pieno di briciole)
Tizio infastidito: Anni, ma che dico! secoli! di storia per questo. Briciole di arachidi davanti a un sarcofago.
(Il tizio degli arachidi si gira, lo guarda. Il tizio infastidito si è accorge di aver parlato a voce alta. Abbozza un sorriso, guarda in terra e cammina verso la prossima sala)
Parliamo di tone of voice
Parliamo di tone of voice, ovvero della capacità di cambiare registro linguistico in base al contenuto, alla situazione, alla realtà, al target a cui si sta parlando. Nel marketing è la maniera in cui un brand comunica con il proprio pubblico.
Per farla breve e semplice.
Il TOV rientra nella brand identity e aiuta a consolidare sia i valori che la percezione che il pubblico ha del marchio.
Gli esempi che hai letto a inizio articolo riguardano proprio la sfera del linguaggio, ma anche quella del gioco e della pratica, della dedizione per un uso consapevole (e divertente) della scrittura.
E io, in effetti, mi sono proprio divertita a creare quelle tre versioni della stessa storia. Sai da dove mi è venuta l’ispirazione? Dalla lettura di una breve descrizione raccontata 99 volte in 99 maniere differenti.
N-o-v-a-n-t-a-n-o-v-e.
Sto parlando degli Esercizi di Stile di Queneau, che mi hanno catapultato in un universo fatto di figure retoriche e di possibilità linguistiche, sintattiche, lessicali (ma queste sono ossessioni personali).
Dicevo, 99 versioni della stessa storia. Quale storia? Quella di un uomo che si lamenta di essere spinto su un autobus pieno di persone, a Parigi. E quindi volevo provarci anche io, a modo mio. A scrivere le 99 storie, non a essere spinta.
Ma prima le presentazioni.
Raymond Queneau (1903-1976) è stato scrittore e poeta francese, acrobata dalla sintassi e campione di voli pindarici della lingua. Molto vicino all’ambiente surrealista, Queneau ha sperimentato e reso dinamico l’approccio alla scrittura, in chiave innovativa, sperimentale e non convenzionale.
I suoi 99 esercizi di stile si nutrono di grande creatività e dimostrano come un’azione apparentemente banale possa essere comunicata in maniera sfaccettata e caleidoscopica. Insomma, la forma può cambiare la percezione del contenuto, pur mantenendone intatto il messaggio. Scegliere con cura le parole è aver cura del messaggio. Che, molte volte, corrisponde ad aver anche cura di chi, quel messaggio, lo legge.
Le varie modalità di scrittura – e la scelta del tone of voice, nello specifico – hanno un impatto fortissimo sulla comunicazione in termini qualitativi, diventando un fattore distintivo e differenziante rispetto alla concorrenza. Questo perché il TOV rappresenta la personalità del brand stesso, il modo di interagire con il proprio target. È uno degli spazi di creazione e mantenimento della relazione brand-consumatore.
E le possibilità sono tante.
C’è chi adotta l’approccio più istituzionale, chi più ironico, chi più onirico e chi più diretto e pragmatico.
Insomma, il TOV è uno strumento importantissimo.
E il copywriter che fa? Si allena. O meglio, allena la sua creatività. Così quando dovrà dar voce al tone of voice del brand lo farà in maniera coerente e riconoscibile. Io, personalmente, consiglio di fare allenamento con gli esercizi di stile di Queneau, ma forse sono ossessioni personali. Io sono solo qui a ribadire che, un po’, ci si deve divertire.