Un’espressione infantile 25 Gennaio 2021 – Pubblicato in: haiku
I tatuaggi sono sempre più diffusi, non solo tra i giovani ribelli.
In Italia circa il 13% della popolazione ne ha almeno uno. Un tatuaggio vuole essere un segno distintivo di espressione della propria personalità: un’immagine indelebile per simboleggiare qualcosa di importante, oppure un dettaglio decorativo che comunque comunica qualcosa sulle idee della persona.
Negli anni ’90 erano i tribali, da metà della scorsa decade lo stile old school: rondini, pin-up, teschi e rose. Tutti molto simili tra loro, spesso copie di altri disegni.
In controtendenza a questa omologazione, più di recente il focus è tornato sull’unicità: cosa è significativo, prezioso e libero da influenze? Un disegno fatto da un bambino!
Le persone hanno iniziato a chiedere di farsi tatuare disegni fatti da bambini. Infantili, fuori dalle logiche dei grandi, ma proprio per questo irripetibili, unici e bellissimi.
Le fantasie di un bambino sono quanto di più puro possa esserci. Nonostante la mancanza di proporzioni esatte, tratti precisi, colori giusti, l’occhio degli adulti non riesce mai a dire “che brutto, è sbagliato”. Al contrario, forse noi grandi proviamo un misto di meraviglia e nostalgia a vedere questa semplice spontaneità.
“A dodici anni dipingevo come Raffaello, però ci ho messo tutta una vita per imparare a dipingere come un bambino.” Picasso
Non solo per i tatuaggi, anche nel mondo del design e della pubblicità i più piccoli ci stanno dando grandi ispirazioni. Ha fatto il giro del mondo la notizia del ristorante londinese Jolene che ha fatto fare ad un bimbo di sei anni il proprio logo, mentre Ikea ha realizzato una linea di peluche a partire da disegni di bambini. E la fantasia di questi personaggi è sorprendente.
Ci vuole coraggio ad avere, coltivare ed esprimere le proprie idee. A volte basterebbe tornare piccoli per rompere gli schemi ed essere davvero ribelli.