hic et nunc 6 Febbraio 2020 – Pubblicato in: imperfezioni
Hic et nunc, un’espressione latina che tradotta significa “qui e ora”, “immediatamente”, “subito” e
che è giunta fino a noi trasmessa da grandi personaggi del passato. Seneca in primis nel trattato De brevitate vitae sostiene l’importanza del tempo, visto come unica realtà di cui l’uomo possa davvero disporre. Secondo il filosofo, il solo modo per migliorarsi è avere coscienza del proprio tempo: questa caratteristica permette all’uomo di essere presente a se stesso, di appartenersi e di conseguenza, attraverso un’analisi quotidiana, di maturare. Molto tempo dopo – quasi duemila anni – a riprendere questo concetto è un altro grande filosofo, Martin Heidegger, il quale spiega la sua dottrina esistenzialista all’interno del testo fondante Essere e tempo illustrando come l’uomo esiste, è, soltanto in stretta relazione con lo spazio ed il tempo nei quali vive.
Passando attraverso la letteratura, è Leopardi a ricordarci quanto il tempo presente sia fondamentale per l’uomo; ne L’infinito si vede come il colle “sempre caro” e la vista della siepe, anch’essa al poeta già nota, si rivelino soltanto nel momento in cui si compie la scrittura: un passato che si infrange nel presente, nell’hic et nunc, fa sì che l’animo del poeta tenda alla contemplazione dell’infinito.
Calvino nella Lezione americana dedicata alla Rapidità parla ai lettori del suo motto, “Affrettati lentamente”, rammentando di come il tempo sia fondamentale, nella letteratura quanto nella vita: “Nella vita pratica il tempo è una ricchezza di cui siamo avari; in letteratura, il tempo è una ricchezza di cui disporre con agio e distacco”.
L’idea per questo post mi è venuta mentre tentavo di liberare la mente da mille pensieri durante una lezione di yoga: è proprio in quei momenti che mi rendo conto della grande quantità di avvenimenti che ci perdiamo mentre siamo assorti in noi stessi. Cercare di non pensare a nulla è difficile, ma stare attenti a quello che ci sta accadendo è ancora più complicato.
Riflettendoci: quante volte durante il giorno siamo davvero concentrati su ciò che stiamo compiendo in quel preciso attimo e quante invece, senza che ce ne rendiamo neppure conto, la nostra mente vaga? Salta da ricordi dal passato a cose da fare nell’immediato futuro, attraversando quel ritornello della canzone che è passata poco prima in radio. Sono pensieri che si pensano da soli, si intrufolano dentro di noi e ci occupano la mente distogliendoci dal presente.
Questo discorso del “qui e ora” tuttavia non mi era di certo nuovo: la direttrice del coro in cui canto
mi ha da sempre trasmesso il concetto che per fare della buona musica devi essere presente. Così a
volte succede che i tuoi pensieri non solo ti fanno perdere le posizioni di yoga, ma nemmeno ti
permettono di godere dei suoni che tu stessa crei, dell’armonia che è nata unendo la tua voce a quelle delle altre persone.
È un pensiero al quale non ho mai dato il giusto peso fino ad un discorso che proprio la nostra
insegnante poco prima di un importante concorso corale ha rivolto a me e le altre coriste. Provavamo uno stesso brano da settimane, ma la sua esecuzione non risultava mai precisa. Finché lei ci ha spiegato che il nostro suono era sbagliato non per la nostra incapacità, ma soltanto perché non l’avevamo pensato, non eravamo state presenti mentre si espandeva. Alla prova di concorso è accaduto quello che fino a quel momento non ci era riuscito: le nostre anime si sono sintonizzate sulla frequenza del presente. Ciò che ne abbiamo ricavato è stato eccezionale: siamo state comprese, capite, abbiamo trasmesso la nostra passione.
Aveva dunque ragione Seneca nel I secolo d.C. quando nella prima delle Lettere a Lucilio scrisse:
“Niente ci appartiene, Lucilio, solo il tempo è nostro. La natura ci ha reso padroni di questo solo bene, fuggevole e labile: chiunque voglia può privarcene”. Se c’è una cosa di cui ora sono certa è che se ci si impegna, se si vive prendendosi cura di quello che si sta facendo, forse si riesce a realizzare ciò che si desidera e soprattutto si arriva a trasmettere agli altri le nostre passioni, che è una delle cose più preziose.