La semantica del rizoma 9 Giugno 2014 – Pubblicato in: imperfezioni
Sappiamo poco della Cina, in fondo. Per noi non è altro che una realtà immensamente lontana e imperscrutabile, se il termine di paragone è incarnato dalla cultura occidentale di cui la nostra mentalità è impregnata. Il preconcetto che ne possediamo è certo un’immagine imprecisa, plasmata da un misto di fascino e scetticismo, una combinazione frammentaria di termini quali Autorità, Taoismo, Modernizzazione che risuonano come fossero cavi all’interno. Perché la loro realtà non ci appartiene e giunge a noi solo come una misteriosa eco. Difficile del resto anche solo tentare di addentrarsi nel suo passato culturale per recuperarne memoria al fine di una migliore conoscenza, quel tanto che basta per non sentirsene minacciati. Compito arduo per gli stessi cinesi, poiché ogni ricerca concernente le tradizioni culturali e artistiche del Paese fu proibita dalla Rivoluzione Culturale del 1966, con le disastrose conseguenze che tutti possiamo immaginare. In quanto dissidente e attivista, in una continua sfida critica nei confronti del governo cinese, l’artista concettuale Ai Weiwei non si è mai lasciato intimorire da tale clima di censura (persecuzioni e reclusioni incluse): da anni continua a collezionare e studiare varie antichità, integrando oggetti tradizionali di uso comune nella sua pratica creativa, affinché sia possibile traslare i valori culturali ormai perduti e il patrimonio storico cinese nel contesto dell’arte. Memoria e cultura artigianale collidono con la società contemporanea in ciascuna delle sue sconcertanti performance, marcando con un segno indelebile la sensibilità dell’osservatore tramite l’espediente della sovversione funzionale di manufatti tipici della produzione cinese. Basandosi sull’iterazione esponenziale di un singolo oggetto di uso comune, Ai Weiwei indaga e traduce in strutture metaforiche i diversi “modelli di realtà” affiorati da una ricerca che affonda le proprie radici nel passato per confrontarsi con la superficialità dell’oggi. Dal suo lavoro emerge il senso di una protesta dissacrante, la necessità di esplorare la dimensione etica e civile dell’arte, rinnegando l’effimero principio dell’art pour l’art. Bang, l’incredibile installazione realizzata in occasione della Biennale di Venezia 2013, ne è un chiaro esempio. Assemblando 886 sgabelli di legno a tre gambe – realizzati da artigiani cinesi con competenze sempre più rare – Ai Weiwei ha creato una struttura rizomatica che si dirama in modo caotico invadendo in modo soffocante lo spazio che la include. Lo sgabello di legno è considerato, nella Cina di oggi, un pezzo d’antiquariato: un tempo era un oggetto domestico comune a tutti gli strati della società e veniva tramandato di generazione in generazione all’interno di ciascuna famiglia. Ma con la modernizzazione del Paese il suo significato è stato cancellato per sempre, sostituito dalla produzione in serie di sgabelli in plastica e alluminio. La critica di Ai Weiwei è mossa contro la moderna cultura consumistica, colpevole di aver lacerato le tradizioni culturali e artigianali della Cina. In Bang, gli sgabelli sono oggetti stereotipati e al contempo molto individuali che si vestono di un ulteriore e profondo significato: l’articolarsi nella complessa struttura scultorea è metafora della relazione indissolubile tra l’individuo e un sistema post-moderno globale che cresce in modo eccessivo e incontrollato, dando luogo alla dilagante proliferazione delle megalopoli contemporanee. È interessante, tuttavia, poter leggere nella scelta di una simile struttura anche un terzo significato sotteso: il rizoma è un groviglio di radici che si dirama in modo invisibile sotto la superficie del terreno e contiene in sé le potenzialità per sviluppare nuovi individui anche in condizioni sfavorevoli. In termini di dinamiche sociali, il rizoma non ha una struttura centrale di comando e, pur presentando le sue imperfezioni funzionali, viene considerata la risposta evolutiva alla crisi delle forme tradizionali di organizzazione e un modello egualitario per il flusso delle risorse informative… Mostra Fino al 24 novembre 2013 The German Pavilion – 55 International Art Exhibition – Biennale di Venezia 2013 Giardini della Biennale, Venezia Photo Credits all images © Roman Mensing (courtesy of MMK Museum Für Moderne Kunst)