eccart raicsal azneS 24 Gennaio 2013 – Pubblicato in: interferenze

botticino ritagliato

Un bel giorno di tanti anni fa un meccanico americano, titolare di una celebre pista di pattinaggio, inventò una macchina capace di rilevigare la superficie ghiacciata in pochi minuti, eliminando le tracce. Questo signore si chiamava Frank Zamboni, e pochi giorni fa, se non avesse fumato troppo, avrebbe compiuto 112 anni.

“E ‘sti cazzi!” diranno subito i miei piccoli lettori. E avrebbero ragione, se non fosse che per la ricorrenza Google ha messo in rete uno dei suoi giochini interattivi  (si chiamano Doodle) e così noi blogger, anziché cercare materiale su cui scrivere, dedichiamo da svariati minuti il nostro impegno a cancellare le lineette.

google 1-horz

Ma ogni cosa su cui si sta troppo tempo, specie se è stupida, finisce per regalarci delle intuizioni. Nel mio caso, ho pensato che nella vita è impossibile non lasciare una scia, e che capita rarissimamente di poterla cancellare.

La legge di Imbesi recita:

Per pulire una cosa, bisogna sporcarne un’altra (…ma si può sporcare tutto senza pulire niente).

A meno che non sia una traccia su una pista da pattinaggio, aggiungiamo noi (o sulla sabbia, ma non divaghiamo). Il ghiaccio sa prendere forma, scioglierla e riprenderla, non si rovina non sporca e non si sporca, non perde pezzi e non conserva memoria. Per questo è tanto usato dagli assassini, dentro e fuori dai romanzi.

Per tutto il resto però (ok, a parte la sabbia, ma ho detto che non divaghiamo) la legge di Imbesi resta un principio di valore universale, oltre che una di quelle stupidaggini illuminanti di cui sopra. Quasi niente di quel che è fatto va più via.

E’ la legge del rimpianto: non succederà che lei rientri aprendo la porta di getto, che si faccia da furiosa prima sorpresa e poi tranquilla, che riprenda in mano interi i piatti che ha rotto, e dopo che tu ti sei rimangiato quello che hai detto, lei diventi a poco a poco più bella e più nuova, come quando vi siete incontrati. I cocci si potranno nascondere, ma resteranno cocci: rispetto al buon Dio, il tempo è meno disposto a perdonare. Eppure da sempre proviamo a immaginare, non potendolo fare davvero, di andare in retromarcia.

In “Estetica e romanzo” il seriosissimo Michail Bachtin spiega:

L’inversione del tempo è singolare caratteristica del pensiero mitologico e artistico delle varie epoche dello sviluppo dell’umanità ed è determinata da una particolare nozione del tempo, e in particolare del futuro. A danno del futuro si arricchiva il presente e, in particolare, il passato.

Salvo improbabili inversioni di tempo, Bachtin ( 1975) non ascolterà la canzone che dà il titolo al nuovo album di Niccolò Fabi, e questo è un peccato, perché avrebbe trovato una conferma in più. La canzone, che si chiama “Ecco”, è quanto mai sul tema: prego dunque i miei piccoli lettori di farne la colonna sonora di questo post, eventualmente rimandandola da capo (eccola)

ecco fabi-horz

 E li prego anche di giocare un attimo col pensiero di poter tornare indietro, ciascuno con la propria vita. Per quanto mi riguarda ci sono sensazioni che rivivrei, scelte che rivedrei, però dolori che non risoffrirei, e una gran mole di cose che mi piace tener lì, a prender polvere nelle cornici. Così, se il seriosissimo Nietzsche si intrufolasse in camera mia e mi dicesse:

Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione […]. L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta.

… non so bene come la prenderei. Certo, se tornare indietro servisse a cercare cause e a capire il mistero del presente, come nel celebre cortometraggio “Surprise” (video), allora sarebbe fantastico.

D’altronde, come sostiene Guy Bellamy

Il senno di poi è una scienza esatta.

Ma il fisico teorico Paul Davies, sforzandosi di far capire ai suoi piccoli lettori il concetto di Einstein per cui passato e futuro sono una questione soggettiva, spiega che il nostro tempo è visualizzabile come una serie di casellette, ciascuna delle quali contiene molte informazioni sulle precedenti e pochissime sulle successive. Nella vita di ciascuno, le ultime piene piene, e le prime quasi vuote: come nel Doodle del vecchio Zamboni, che avanzando di livello aumentano le tracce, e cancellarle è sempre più difficile.

Chi saltasse da una caselletta all’altra a caso, però, non si accorgerebbe di aver saltato: in qualunque momento della sua vita capiti, vi troverà la stessa quantità di ricordi e di aspettative che se fosse arrivato a quel momento seguendo l’ordine normale.

Quindi (sempre se ho capito bene), tornare indietro non sarebbe altro che cancellare. Dimenticare dove eravamo, cosa stavamo cercando, dimenticare persino cos’era che volevamo dimenticare.

Succederebbe esattamente come in questo cortometraggio (video) di Alex Pastor Vallejo, non più recentissimo, ma sottotitolato in italiano in anteprima per i miei piccoli lettori.

striscia ruta official

Di imperfetto ha molto poco: lo trovo geniale fin dal titolo (La ruta natural significa “La via naturale”, ma è ovviamente intraducibile perché palindromo), e la struttura simmetrica – col figlio che muore e la moglie che abbandona divaD in qualunque senso lo si guardi – è una cosa per cui qualunque sceneggiatore resta a bocca aperta. Ma non farò un’analisi noiosa. Piuttosto, chi l’ha appena guardato, lo riguardi.

E poi mi dica cosa vorrebbe per sé. Perché io, potendo scegliere, rinuncio al rewind. E che riposino in pace i miei nonni senza quello che avevo ancora da dirgli, perché per tornare a parlare con loro quante altre parole mi dovrei rimangiare. Che lei non rientri e non tornino i nostri giorni belli, se poi mi toccherà dimenticarli. E che restino online i post troppo lunghi e confusi, e le mie tante stronzate negli occhi di chi si ricorda di me. Perché è la mia scia, è quello che lascio, e che piaccia o non piaccia non trovo altro scopo alla vita.

Ma questo sono io, che da venti minuti non supero il quarto livello del Doodle del ghiaccio, quello in cui giocano a hockey.

I miei piccoli lettori, a quest’ora, saranno certo più avanti di me.

hockey-horz

I giocatori di hockey del IV livello. A destra, l’antipatico momento della sconfitta, in piena stesura del post

 

RIFERIMENTI e APPROFONDIMENTI

  • Il titolo va letto al contrario
  • La dicitura “piccoli lettori” è presa in prestito da Carlo Collodi, che comincia il suo Pinocchio così: “C’era una volta – un re! – diranno subito i miei piccoli lettori. No ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno”.
  • Le massime di Imbesi e di Guy Bellamy fanno parte del corpus delle Leggi di Murphy
  • La raccolta di studi letterari di Michail Bachtin “Estetica e romanzo” è molto interessante, ma consigliabile solo ai fortemente motivati
  • L’album “Ecco” di Niccolò Fabi merita di essere ascoltato per intero, se non altro perché contiene momenti di vera poesia. Per gli appassionati, inoltre, il cantante si trova in tour. Le info sul sito ufficiale.
  • La citazione di Nietzsche è tratta da “La gaia scienza”, aforisma 341
  • Sempre interessantissimo, e sempre per soli motivatissimi, è il libro di Paul Davies “I misteri del tempo
  • “La ruta natural” di Alex Pastor è stato premiato come miglior cortometraggio internazionale 2005 al Sundance film festival
  • Per chi si diverte con i viaggi mentali, a questo punto potrebbe essere piacevole riguardare e  ripensare “Matrix” (per i salti temporali), “Se mi lasci ti cancello” e  “Il curioso caso di Benjamin Button”.


« Perdere la faccia
Surrealismo urbano »