La dimensione dello spirito 25 Febbraio 2015 – Pubblicato in: imperfezioni

Jun Kaneko

Jun Kaneko, nato a Nagoya pochi mesi dopo l’attacco a Pearl Harbor, ancora adolescente non riesce ad adattarsi all’educazione restrittiva che vige nelle scuole giapponesi. L’unica onesta soluzione è disertare la scuola restando a casa, dove inizia di nascosto a disegnare dal vero in assenza di alternative migliori.

Scoperto inevitabilmente dalla madre, ottiene la possibilità di un apprendistato presso lo studio dell’artista Satoshi Ogawa ma, consapevole di non avere alcun futuro restando confinato nella terra d’origine, affronta ancora molto giovane la decisione di trasferirsi negli Stati Uniti per approfondire gli studi d’arte (peraltro senza un soldo in tasca).

Sarà proprio in California che, del tutto casualmente, il collezionista Fred Marer lo introdurrà in quello che più tardi sarà definito il Contemporary Ceramics Movement americano, iniziandolo ad una intensa e ineguagliabile carriera artistica.

 

Jun Kaneko 2

Erano gli anni Sessanta e un ignaro Jun Kaneko si apprestava a riscrivere per sempre le intoccabili regole dell’arte ceramica, ridefinendone in modo alquanto pioneristico forme e proporzioni.

La difficoltà ad esprimersi in lingua inglese, infatti, lo forza a concentrarsi sull’espressione puramente visiva del suo universo emotivo. Non possedendo grande manualità nel plasmare l’argilla e ancora fortemente influenzato dalle sue conoscenze pittoriche, Jun si limita a creare semplici forme monolitiche concepite come superfici tridimensionali.

 

Jun Kaneko 3

Su queste, egli riversa una serie imprevedibile di elementi geometrici colorati che si compongono in vibranti patterns e disegni ritmati: un’accumulazione infinita di pois, linee rette, curve e spiraliformi che, nel loro misurato alternarsi, costituiscono l’intangibile immaginario dell’artista.

Un intreccio grafico tramite il quale egli esplora gli effetti di una calcolata ripetizione di motivi astratti.

Col tempo le sculture di Jun Kaneko assumono, inoltre, un’insolita prerogativa: le dimensioni monumentali. Dimensioni che tendono volutamente a fare eco all’infinito, alla dimensione dello spirito.

 

I call it the spiritual scale. I am trying to make some piece strong enough to pull viewer into it. Then the physical scale is not the issue. You become one with it.  (Jun Kaneko)

 

Gigantesche sculture che invitano chi le osserva a percepire se stesso in relazione all’ambiente in cui è immerso e come una piccola parte del tutto.

Enigmatiche ed elusive, le opere di Jun Kaneko sono esempi di una spiazzante sintesi tra pittura e scultura, in cui Oriente e Occidente collidono in un simultaneo gioco intellettuale di maestria tecnica e curiosa innovazione.

Inevitabile pensare alla profonda e contemplativa iconografia buddhista, richiamata alla mente dai suoi Dango, le enormi teste-scultura che poste su un piedistallo quasi a indurne la venerazione, Kaneko suole porre una di fronte all’altra come in una silenziosa conversazione interiore.

 

Jun Kaneko 1

Questi incredibili pezzi richiedono diversi mesi di lavorazione che, negli ultimi tempi, viene ormai completamente affidata agli assistenti dell’artista, mentre il processo pittorico e decorativo continua ad essere eseguito pazientemente dallo stesso Kaneko, il quale buffamente osserva che ciascun Dango finisce involontariamente con l’assomigliare sempre alla persona che lo ha fabbricato.

La travolgente espressività di Jun Kaneko in realtà non si limita alla sola scultura, ma include tuttora la pittura e diversi tipi di installazioni commissionate da enti pubblici e privati.

Da qualche anno l’artista giapponese si dedica inoltre alla creazione di costumi e scenografie per l’Opera, con scelte ovviamente “trasgressive” che osano violare le tradizionali consuetudini: gli scenari non sono, infatti, fisici ma proiettati digitalmente sul palcoscenico.

 

 

Sito Ufficiale

junkaneko.com

Photo credits Dirk Bakker



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