Movie posters dal design intuitivo 12 Ottobre 2012 – Pubblicato in: imperfezioni
Cosa succede quando l’immaginario cinematografico si intreccia con un design minimale, fatto di simboli universalmente condivisi?
Pellicole e locandine cinematografiche sembrano costituire da sempre un fertile terreno d’ispirazione per molti graphic designers. Se poi alla passione per il cinema si aggiunge la sperimentazione di nuovi linguaggi simbolici dall’impatto visuale immediato, questo tipo di ricerca assume risvolti molto pratici e consente di esprimere idee e concetti comprensibili da individui appartenenti a Paesi e culture totalmente differenti.
Si raggiunge talvolta una tale immediatezza intuitiva nella costruzione di questi layout grafici da permettere di giocare con i significati, invertirli o attribuire nuove direzioni a simboli di cui si è assimilato ormai da tempo il senso.
Le eleganti locandine iconografiche che ne scaturiscono, con il loro stile minimalista e di rapida comprensione, si avvalgono di pittogrammi, ideogrammi e icone che rappresentano con pochissimi dettagli oggetti fisici e concetti più ampi. In ogni caso la difficoltà consisterà nel sottrarre ancora e ancora elementi grafici dall’idea iniziale, senza mai perdere di vista il significato ultimo della rappresentazione. Come sempre, less is more.
Un compito per niente facile, in cui si destreggiano assai bene i tre graphic designers che di seguito vi presentiamo.
Viktor Hertz
Fotografo e graphic designer svedese, dalla personalità vitale e coinvolgente, ammette di coltivare da anni una grande passione per il linguaggio cinematografico. Per liberarsi da questa sua piccola “ossessione” ha iniziato quasi per gioco a inventare una serie di locandine minimaliste che celebrassero le pellicole del suo adorato Kubrick (e non solo). E non avendo, a suo dire, alcun talento artistico, ma solo molta intuizione condita da un pizzico d’ironia, ha pensato bene di sintetizzare la complessità dei soggetti scelti attraverso l’uso dei pittogrammi.
Molti dei poster realizzati sono, inoltre, in bianco e nero e ricorrono al font Helvetica: una scelta logica che ben si adatta alla necessità di riassumere ciascuna trama in modo distaccato e oggettivo. Ma la sua ricerca include anche la manipolazione visiva dello spazio negativo e l’inversione della percezione delle immagini.
Viktor è così riuscito a plasmare in modo intelligente una forma di comunicazione tanto immediata quanto difficile da ottenere, raccontando il cinema con un taglio abbastanza insolito – mai ovvio né noioso, anzi spesso reso frizzante da una leggera nota ironica – che si è peraltro diffuso in modo virale in tutto il mondo, riscuotendo in poco tempo un feedback alquanto sorprendente.
Pedro Vidotto
Giovane graphic designer e art director brasiliano, ha costruito il suo background professionale nel mondo dell’advertising, acquisendo una tecnica mirabile in pochissimi anni di esperienza.
Pedro crea le sue locandine monocromatiche in uno stile minimale che si avvale di pochi elementi caratterizzanti: una semplice quanto efficace icona, che lascia intuire rapidamente il tema del film rappresentato; un colore accattivante, solitamente ripreso dal dettaglio più ricorrente nella scenografia (come il giallo degli abiti di Beatrix Kido in Kill Bill) o legato alle atmosfere che predominano nella pellicola; pochissime scritte indicanti titolo e regista, per ottenere l’effetto più pulito e semplice possibile. Davvero un lavoro ben fatto.
Felix Meyer
Cresce scarabocchiando in maniera quasi compulsiva, Felix Meyer, e sopporta poco la matematica che è costretto a studiare a scuola. Cresce (nelle atmosfere un po’ fredde di Hannover, in Germania) e sogna di tuffarsi, da grande, in un lavoro estremamente creativo. Tra uno scarabocchio e l’altro si lascia influenzare da He-Man e dai cartoni più belli degli anni 80. Oggi è un interessante illustratore, e muove la sua ricerca nel campo delle animazioni 2D e della motion graphics.
Nelle locandine cinematografiche forse non sempre riesce a esprimere al meglio il concetto di grafica minimalista, ma l’impatto complessivo risulta comunque molto efficace ed elegante.
Interessante però il corto 35mm, in cui centra maggiormente l’obiettivo. L’idea è quanto meno divertente e originale: 35 delle sue pellicole preferite, presentate in una sequenza animata molto fluida e piacevole, in cui ogni film è rappresentato da pochissimi elementi estratti dall’immaginario tipico di ciascun film selezionato. Provate a indovinarli tutti: 35 mm (by Felix Meyer).
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