Macchine volanti 28 Settembre 2016 – Pubblicato in: imperfezioni
Ambientati nell’aria, nel sottosuolo, nello spazio o nei fondali marini, i racconti di Jules Verne hanno ispirato gli scienziati e le invenzioni tecnologiche delle epoche successive, ma non solo…
Il giovane scultore australiano Daniel Agdag, traendo ispirazione dalle fantasiose descrizioni del noto scrittore francese – oltre che dalla propria personale esperienza quotidiana – da alcuni anni crea incredibili e intricate sculture di edifici immaginari, o di misteriose macchine e veicoli dotati di strutture alquanto complesse, utilizzando un materiale che potremmo definire quanto meno improbabile: il cartone riciclato.
Il talento di Agdag risiede nel riuscire a concepire le sue sculture raccogliendo dettagli peculiari che riguardano forme, funzioni e composizione dei più svariati oggetti osservati nell’ambiente costruito che lo circonda, e che attraggono inconsciamente la sua curiosità di instancabile esploratore.
Le sue “visioni” di colla e cartone sembrano provenire da dimensioni narrative ipotetiche, ed esprimono il desiderio di raccontare storie di futuristici mondi paralleli colmi di possibilità tecnologiche ancora inesplorate.
Nonostante la meticolosità con cui sono realizzate, esse sono il frutto di un processo creativo assolutamente logico e intuitivo: non esistono progetti o sketch preliminari. L’utilizzo di un materiale così umile, ma al tempo stesso molto malleabile, consente all’artista di non porre limiti alla propria inventiva.
Da un punto di vista concettuale, le opere di Daniel Agdag nascondono molteplici significati. Il loro scopo è di non dare per scontata la complessità degli oggetti che rendono più semplici i nostri gesti quotidiani, nonché l’enorme mole di lavoro che la loro realizzazione richiede.
D’altra parte, esse sono pure l’espressione dell’eterno sogno umano di sfuggire alla realtà attraverso la metafora del volo e della trasformazione che il viaggio imprime nell’anima.
Le forme ibride che alcune delle sue sculture assumono vogliono essere il simbolo di un frammento temporale, dell’anticipo di un imminente cambiamento: ogni sua creazione sembra voler dire che non tutto è come appare.
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