TIME-FREE ZONE 4 Settembre 2019 – Pubblicato in: imperfezioni

Se esistesse una time-free zone, ovvero un luogo in cui lo scorrere del tempo non è scandito e rigorosamente regolamentato, non vorreste andarci in un lampo?
Non so voi, ma pensando all’eventualità da una prospettiva fatta di ritmi frenetici, lavori da dover consegnare per il giorno prima e una perenne sensazione di non avere mai abbastanza tempo a disposizione, soprattutto per quanto riguarda i momenti di svago e relax, l’idea pare allettante.

All’inizio di questa estate l’idea di una “terra senza tempo” era parsa concretizzarsi: aveva infatti fatto il giro del mondo la notizia che gli abitanti dell’isola di Sommarøy, in Norvegia, avevano lanciato una petizione per ottenere l’abolizione degli orologi, da loro considerati un’inutile fonte di stress,  ritrovandosi già a dover vivere in un luogo fatto di estati senza notti e di inverni senza giorni (condizione che perdura all’incirca per due mesi consecutivi in entrambe le stagioni).

La storia mi aveva altresì colpita leggendo di come in realtà gli abitanti de “l’isola dell’estate”, così come viene comunemente chiamata nell’Europa del nord, già lavorano, mangiano e giocano a qualsiasi ora del giorno e della notte, totalmente incuranti di che ora sia e regolandosi soltanto in base ai propri ritmi.

Una domanda era sorta però spontanea: come sarà possibile dare continuità a lavoro, studio e ad una qualsiasi forma di attività umana all’interno di una comunità, se i ritmi non vengono scanditi e organizzati?

Presa dall’emozione mi ero detta: Beh, forse si potrebbe trovare la risposta approfittando di queste vacanze estive per comprare un biglietto per Sommarøy e, una volta giunta a destinazione, appendere l’orologio al ponte che separa la terra ferma dall’isola, così come pare siano soliti fare i turisti una volta arrivati lì, e godermi dei giorni “senza tempo”, facendo ciò che desidero fare nel momento in cui mi va di farlo.

Dopotutto, perfino la fisica afferma che il concetto di tempo inteso come un qualcosa di lineare che dal passato si dirige verso il futuro non è reale, nonostante a noi tutti paia esattamente così; una pillola davvero difficile da mandar giù in una società in cui ogni momento è perfettamente regolato.

Mi è poi però toccato svegliarmi da questo desiderio che stava prendendo forma: non era vero niente accidenti!
Gli isolani di Sommarøy non hanno lanciato nessuna petizione per appendere gli orologi al chiodo, ma si è trattato di una trovata pubblicitaria dell’agenzia di Stato Innovation Norway che, tra i vari compiti, porta avanti la promozione della Norvegia come meta turistica e che, in seguito alla circolazione della notizia risultata poi falsa, ha dovuto pubblicamente scusarsi.

In sostanza era successo che, non considerando più efficace la promozione tradizionale, l’agenzia aveva scelto di proporre la destinazione in un modo nuovo, accordandosi con gli attori locali e trovando largo appoggio e condivisione tra gli abitanti di Sommarøy.

Oh beh…per un attimo, mi hanno comunque fatto sognare!
Si potrebbe comunque prendere l’accaduto come uno spunto per utilizzare in modo diverso il proprio tempo, o almeno quello dedicato alle vacanze.

A proposito di vacanze: mi è sempre parso che l’estate rappresentasse uno di quei momenti in cui il “concetto tempo” risuoni come un tamburo battente e in cui, potendosi permettere le agognate ferie, ci si chiede: “avrò abbastanza tempo per riposarmi di tutte le fatiche accumulate in un intero anno?”; “avrò tempo per divertirmi?”.

L’estate poi è un po’ come il capodanno: è un frangente in cui si deve essere pronti a dimostrare, possibilmente con tanto di foto instagrammabili, di essersi divertiti da matti e rilassati in posti meravigliosi.
Quanto sprechiamo delle nostre giornate per aderire a dei modelli di vacanza socialmente imposti e verosimilmente lontani da un reale riposo rigenerante?

L’etimologia della parola “vacanza” può forse venirci in soccorso: deriva infatti dal verbo latino “vacuo” che significa svuotare e che può indicarci un concetto di vacanza inteso come periodo in cui la mente si svuota dei pensieri che assillano la nostra realtà quotidiana, attraverso modalità, situazioni e luoghi che possono variare da persona a persona.

La medicina segnala, per altro da tempo, che per staccare la spina non è affatto necessario volare dall’altra parte del mondo, e che ci si può felicemente riposare anche rimanendo nel luogo in cui si abita, dedicandosi alle attività che più piacciono e che spesso si è costretti a rimandare a causa del poco tempo (ahinoi, il solito tic-tac!).

Insomma, la così detta time-free zone potrebbe essere a portata di mano, semplicemente scegliendo di fare le cose che realmente rilassano e ricaricano dalle stanchezze e dalle preoccupazioni accumulate, senza per forza recarsi in mete lontane, spesso scelte perché di moda, passando le giornate a pubblicare famelicamente foto sui social per convincere noi stessi e gli altri di stare vivendo la vacanza dei sogni, facendosi scivolare via dalle mani tempo prezioso.



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